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Quello che le donne non dicono: come riconoscere chi è vittima di violenze

07/03/2018

Quello che le donne non dicono: come riconoscere chi è vittima di violenze

Quali sono i campanelli d’allarme per riconoscere una donna vittima di violenze? 

Le statistiche del 2017 ci dicono che i femminicidi registrati in Italia sono ormai oltre il 25% del numero totale degli omicidi; ultimo caso di cronaca, in questo inizio 2018, il caso di Cisterna di Latina, dove un uomo ha ucciso le sue due figlie e sparato alla moglie, il tutto per punirla di averlo lasciato.

Di fronte a una strage che sembra non avere fine, con lo spunto dell’8 Marzo, Giornata Internazionale della Donna, il provider ECM 2506 Sanità in-Formazione e il professor Vincenzo Mastronardi, psichiatra e criminologo clinico, hanno ideato lanciano una guida utile ai medici di base, che possono assumere il ruolo di vere e proprie sentinelle anti-abusi grazie al corso FAD (Formazione a Distanza) dal titolo Disturbo dissociativo dell’identità e situazioni di rischio, on line gratuitamente sul sito www.corsi-ecm-fad.it

Ma quali sono i campanelli d’allarme per riconoscere una donna maltrattata? Al di là dei segni della violenza fisica, non sempre individuabili, la donna vittima di violenze si caratterizza per lo stato d’animo depresso, lo sguardo fisso e la facile tendenza al mutismo.

Depressione, sguardo fisso, mutismo: al di là dei segni della violenza fisica, non sempre individuabili, ci sono dei campanelli d’allarme che i medici di base possono cogliere nella donna maltrattata che non denuncia gli abusi.

I tratti caratteristici da non sottovalutare:

  • ha un legame conflittuale con le proprie figure di attaccamento e assenza di fiducia nei confronti di queste;
  • ha subìto esperienze in età infantile di maltrattamento o abuso;
  • proviene da modelli familiari e/o sociali in cui prevalgono atteggiamenti di sottomissione;
  • non è economicamente indipendente;
  • è isolata a livello sociale, priva cioè di connessioni relazionali e interpersonali sia a livello di microsistema (ambiente familiare e vicinato) che di macrosistema (partecipazione ad attività lavorative, sociali, politiche).

Sorge una domanda spontanea, che da sempre accompagna le storie di abusi domestici e in generale nei confronti della donna. Perché una persona che subisce violenze e maltrattamenti, sceglie di non denunciare?

A livello psicologico, l’astenersi dalla denuncia rappresenta un meccanismo di difesa che si instaura nella vittima di violenze, a protezione di uno stato di equilibrio che, seppur disfunzionale e connotato da vissuti violenti, permette di mantenere una condizione a cui la vittima si è adattata, e un allontanamento da questa comporterebbe un eccessivo impegno psichico che implicherebbe un più copioso sforzo rispetto al continuare a soffrire i soprusi attuali.

Dall’altra parte c’è il responsabile dei soprusi: anch’esso, molto spesso, vittima prima che carnefice, affetto da patologie psichiche e disturbi della personalità. In una coppia le due figure instaurano tra loro un rapporto di co-dipendenza, paura, complicità e morbosità. Bugie, perdoni, speranze, scatti di violenza si susseguono fino ad arrivare, troppo spesso, a epiloghi drammatici.

In occasione della Festa della Donna, in collaborazione con il provider ECM 2506 Sanità in-Formazione e il criminologo Vincenzo Mastronardi, diamo ai medici alcuni consigli utili su come riconoscere una vittima di violenze, e perché queste donne non denunciano.

In questo scenario il benessere e la stabilità della coppia sono riferimenti da tenere in considerazione per gli operatori sanitari, evitando di assolutizzare i ruoli dei partner e intervenendo preventivamente, grazie all’identificazione dei segnali e dei fattori di rischio, per tutelare l’equilibrio a fondamento del nucleo famigliare.

 

Vi proponiamo il traile del Film Formazione “Echoes”, cortometraggio diretto da Andrea La Mendola e già vincitore di numerosi premi in prestigiose rassegne internazionali come il “Santa Monica Film Festival” e i “Los Angeles Movie Awards”, in cui un uomo afflitto da un disturbo di personalità si trova a dialogare con il suo alter-ego allo specchio per cercare di ricostruire l’omicidio della sua fidanzata misteriosamente assassinata. In questo duello tra le sue due personalità emergono ricordi, in forma di flashback, sepolti nel suo inconscio che lentamente vanno a svelare la vicenda in un crescendo emotivo e di tensione.

Il corso Disturbo dissociativo dell’identità e situazioni di rischio, articolato in cinque lezioni, offre una panoramica esaustiva sui disturbi dissociativi (a partire da quello dell’identità), illustrandone le manifestazioni più pericolose – quali, ad esempio, lo stalking – ed evidenziando le necessarie strategie di colloquio psichiatrico nonché le possibili terapie.
Responsabile scientifico, il professor Vincenzo Mastronardi, già titolare della cattedra di Psicopatologia Forense presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Roma “La Sapienza”, direttore del Master di I livello in Criminologia, Scienze investigative e Strategiche per la Sicurezza – Unitelma Sapienza e del Master di II livello in Criminologia, Sistema Penale, Psicopatologia forense, Investigazioni e Sicurezza della UNINT (Università degli Studi Internazionali di Roma).
Al termine delle lezioni è previsto un questionario finale che accerta la comprensione dei contenuti e assegna 6 crediti formativi ECM.