Responsabilità medica d’équipe: tutti i medici sono obbligati a risarcire il paziente?
14/09/2017
Gli interventi chirurgici, e comunque la maggior parte degli interventi sanitari, vengono effettuati in équipe. Il buon andamento della prestazione medica, in questi casi, è dunque costituito dalla somma delle singole attività.
Se una o più delle figure professionali impegnate nell’intervento commettono degli errori, e si verifica il danno, allora si deve valutare attentamente su chi ricada l’obbligo risarcitorio.
Ogni partecipante risponde solo del corretto adempimento dei doveri di diligenza e perizia inerenti ai compiti che gli sono affidati. Solo in questo modo ogni membro del gruppo è lasciato libero di compiere in modo qualificato e responsabile le proprie mansioni.
Ma esiste un obbligo di sorveglianza sull’operato degli altri membri dell’équipe?
In questo senso va analizzata la posizione gerarchica di tutti i componenti e poi va valutato l’operato secondo criteri oggettivi.
Ne deriva che: il chirurgo capo-équipe non potrà essere considerato responsabile se l’errore di coloro che collaborano con lui si è verificato in una situazione di normalità, cioè in una situazione in cui non vi era alcun motivo di dubitare del comportamento diligente dei suoi collaboratori. Cosa diversa è, invece, se la situazione di difficoltà in cui ha operato il collaboratore era conosciuta dal capo-équipe; in quest’ultimo caso anche lui sarà ritenuto responsabile.
In merito all’obbligo di vigilanza, consideriamo la Cassazione Penale con la sentenza n.27314 pubblicata il 31 maggio 2017.
La responsabilità penale di ciascun componente di una équipe medica non può essere affermata sulla base dell’accertamento di un errore diagnostico genericamente attribuito alla équipe nel suo complesso, ma va legata alla valutazione delle concrete mansioni di ciascun componente, nella prospettiva di verifica, in concreto, dei limiti oltre che del suo operato, anche di quello degli altri.
Occorre cioè accertare se e a quali condizioni ciascuno dei componenti dell’équipe, oltre ad essere tenuto per la propria parte al rispetto delle regole di cautela e con riferimento alle sue specifiche mansioni, debba essere tenuto anche a farsi carico delle manchevolezze dell’altro componente dell’équipe o possa viceversa fare affidamento sulla corretta esecuzione dei compiti altrui.
Non si può, certamente, trasformare l’onere di vigilanza, specie in settore specialistico, in una sorta di obbligo generalizzato (e di impraticabile realizzazione) di costante raccomandazione al rispetto delle regole cautelari e di – addirittura – invasione negli spazi della competenza altrui.
In conclusione, il paziente sarà risarcito solo da quei medici che verranno ritenuti responsabili del comportamento colposo all’interno dell’équipe.
Ma qual è il caso più frequente di responsabilità medica d’équipe?
Il caso più frequente di responsabilità d’équipe attiene alla mancata rimozione dall’addome di un paziente di garze o ferri chirurgici.
Sul punto la Corte di Cassazione con la sentenza del 26 maggio 2004 ha stabilito quanto segue.
“Il controllo della rimozione dei ferri spetta all’intera équipe operatoria, cioè ai medici, che hanno la responsabilità del buon esito dell’operazione anche con riferimento a tutti gli adempimenti connessi, e non può essere delegato al solo personale paramedico, avendo gli infermieri funzione di assistenza ma non di verifica”.
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