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Un anno di Covid19. Cosa abbiamo imparato dal “paziente 0” ai vaccini.

15/02/2021

Un anno di Covid19. Cosa abbiamo imparato dal “paziente 0” ai vaccini.

A cura del dottor Salvatore Curiale, divulgatore scientifico dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” – I.R.C.C.S.


Ormai è arcinoto: all’inizio di gennaio 2020, in una città cinese di cui pochi di noi avevano mai sentito parlare, si stavano verificando parecchi casi di polmonite anomala, con sospetta origine virale.

Era il 21 gennaio dell’anno scorso quando, nelle stanze della direzione scientifica dell’Istituto Spallanzani, nacque l’esigenza di raccogliere e presentare le informazioni disponibili su questa nuova epidemia di polmonite virale appena scoppiata in Cina centrale.

Poi facciamo un salto in avanti di un anno esatto, e il 27  dicembre 2020 cominciano in tutta Europa le prime vaccinazioni contro questo virus, totalmente sconosciuto sino a un anno prima.

Il bollettino “Coronavirus: quello che c’è da sapere”, che è alla base del corso di formazione “COVID-19, COSA SUCCEDE? AGGIORNAMENTI SETTIMANALI SULLA PANDEMIA”  è nato così, come una semplice “FAQ” pensata come servizio per i giornalisti e i cittadini più attenti, che sempre più numerosi ci chiamavano per avere informazioni su un argomento non più soltanto da addetti ai lavori ma ancora lontano dalle prime pagine dei giornali.

Quello che è successo nel giro di pochi giorni ce lo ricordiamo tutti: i due turisti cinesi a Roma a fine gennaio, e poi il “paziente uno” di Alzano Lombardo, e le terapie intensive piene di pazienti che non riuscivano a respirare, e le bare che uscivano dall’ospedale di Bergamo, e il Papa in Piazza San Pietro a celebrare da solo i riti pasquali con il sottofondo delle sirene delle ambulanze dirette verso l’ospedale S. Spirito. E le nostre vite travolte, la scuola, il lavoro, le tante persone care venute a mancare.

Man mano che passavano i giorni e le settimane, l’aggiornamento dei dati e delle informazioni disponibili sulla pandemia è proseguito nella consapevolezza che, in un momento in cui l’enormità di quanto stava avvenendo e l’eccesso di informazioni “sparate” di continuo da tutti i media rischiavano di generare soltanto ansia, poteva essere utile un contributo di razionalità: continuare a presentare i dati e le evidenze più aggiornati disponibili, in un’ottica divulgativa, senza enfatizzazioni né sottovalutazioni, senza commenti o interpretazioni.

Solo i fatti: da una parte il procedere del virus, e quindi i dati epidemiologici nel mondo e in Italia, con le misure di contenimento e mitigazione, il tutto con abbondanza di grafici e tabelle per facilitare la lettura; dall’altro il procedere della scienza, con le conoscenze che continuano ad accumularsi su un patogeno che sino a pochi mesi fa era totalmente sconosciuto.

Quelle due paginette sono così cresciute in numero e in contenuti. Il paragrafo dedicato alle terapie totalizzava cinque righe nelle FAQ del 21 gennaio; ad un anno di distanza sono diventate undici pagine fitte, con decine di note che danno conto delle evidenze più aggiornate e dei trial clinici più recenti. E così per i vaccini, per la filogenetica del virus e delle sue varianti, per le modalità di trasmissione, per il ruolo degli animali nella diffusione del contagio, e così via.

È un lavoro che si è fatto via via più ampio e complesso, e che continua quotidianamente: la scienza non si ferma, presenta sempre nuove evidenze, e il nostro compito continua ad essere quello di raccontare tutto ciò, nel modo più semplice possibile, ad un pubblico che in questi mesi è notevolmente cresciuto ed al cui interno sono sempre più numerosi gli operatori sanitari. È il nostro piccolo contributo allo sforzo collettivo che, ne siamo certi, ci porterà presto fuori da questa storia.

Quando in futuro verrà scritta la storia di questa pandemia, un capitolo importante sarà di sicuro quello dedicato ai vaccini. Ciò per una serie di ragioni, la prima delle quali è che, dopo un anno sulla difensiva – lockdown, distanziamenti, mascherine, chiusura delle scuole e delle attività economiche – il vaccino, volendo usare il gergo sportivo, è la prima concreta azione di attacco che la scienza ha messo in campo per sconfiggere il virus.

Già, la scienza: ad una settimana dall’isolamento del nuovo patogeno, la sequenza del suo RNA era già disponibile nei laboratori di tutto il mondo. Poteva così cominciare questa incredibile corsa alla quale hanno partecipato ricercatori di tutto il mondo, che continua a produrre non solo vaccini ma anche terapie sempre più efficaci e che ci ha dato la concreta dimostrazione di quanto la ricerca e l’attività scientifica siano in grado di migliorare concretamente la vita di tutti noi.

Ma per quanto incredibile sia stata questa corsa, sarebbe riduttivo ridurre tutto al solo aspetto scientifico: il vaccino è infatti diventato il punto centrale della politica e dell’economia internazionale, e attorno a questo oro liquido si stanno ridisegnando gli scenari geopolitici mondiali, con tutto il bello e il brutto che sono otto gli occhi di tutti.

È grazie alla contrattazione e all’acquisto centralizzato dei vaccini, per esempio, che l’Unione Europea ci ha ricordato la sua importanza, quando riesce finalmente ad agire in un’ottica di solidarietà tra tutti i paesi membri, e ci ha fatto capire quanto piccoli e deboli siano i singoli stati se di fronte a questioni così grandi si chiudono all’interno dei propri egoismi. Ma sull’altro versante non ci devono sfuggire la miopia e le distorsioni di un sistema globale nel quale i paesi più ricchi si accaparrano anche tre o quattro dosi per abitante, mentre i paesi più poveri dovranno aspettare chissà quanto tempo ancora per avere vaccini disponibili, e nel quale molti grandi produttori farmaceutici, dimenticando le enormi sovvenzioni pubbliche a fondo perduto di cui hanno goduto per accelerare la produzione dei vaccini, non riescono ad uscire da una logica puramente economicistica e non riescono a capire che oggi la priorità è quella di soddisfare le persone, non soltanto gli azionisti.