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Medici di famiglia: uno ogni 90 km quadrati è una scelta insostenibile

04/12/2017

Medici di famiglia: uno ogni 90 km quadrati è una scelta insostenibile

I futuri scenari della medicina generale e l’impatto sui fabbisogni territoriali.

Le proiezioni che riguardano il ricambio generazionale nella medicina generale sono disastrose, così come i dati che prevedono la metà dei medici di famiglia di tutta Italia in pensione entro il 2025.

Parliamo di più di 35mila medici su 70mila in servizio e di oltre 5mila studi medici costretti a chiudere, lasciando senza assistenza territoriale più di 15 milioni di cittadini. Questo significa che i medici di famiglia scompariranno? Il rischio è concreto, a meno che non si intervenga sulla formazione dei giovani per colmare una fuoriuscita importante e garantire la sostenibilità del SSN.

Detto in numeri, l’assistenza primaria in Italia è assicurata oggi da 70mila medici: la metà di questi andrà presto in pensione e si dovranno creare 30mila posti di lavoro, dal momento che il fabbisogno è misurato in base alla popolazione. «La mancata soluzione a questa emergenza determinerà il collasso del SSN», secondo il Segretario Nazionale della FIMMG, Silvestro Scotti.

La gravità della situazione è stata espressa con chiarezza proprio dalla Federazione Italiana Medici di Famiglia nel corso del 74esimo Congresso Nazionale, che ha avuto luogo agli inizi dello scorso ottobre: «Qualcuno pensa – si può leggere nella relazione firmata dallo stesso Segretario Scotti – che la gestione delle cure primarie di 15 milioni di Italiani possa essere risolta centralizzando l’offerta. Niente di più falso. Basterebbe considerare che le sole aree metropolitane di 14 città italiane accolgono 21 milioni di cittadini in poco più del 10% della superficie del territorio italiano per comprendere che nel rimanente 90% (270mila chilometri quadrati) la restante metà dei cittadini italiani non avrà riferimenti sanitari territoriali, avendo già oggi un’offerta assistenziale con strutture lontane e non facilmente raggiungibili. Non comprendere che quel medico di famiglia di quel paesino, di quei cittadini, di quegli anziani, di quegli ammalati è presidio sanitario indispensabile, significa, come già detto, perseguire la scomparsa del Servizio Sanitario Nazionale».
La domanda che si pone, sconfortato, il Segretario Scotti è questa: «Un medico di famiglia ogni 90 chilometri quadrati è un’offerta di cure primarie?».
«Stiamo parlando di futuro – conclude la relazione – ma, ad esser onesti e ragionando in termini di programmazione, il problema è già presente».

Come affrontarlo? Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha indicato le soluzioni al problema nello sblocco immediato del turn over e in un forte investimento sulle borse di studio: «Fondamentali nuovi medici formati sul territorio, in considerazione del fatto che, a breve, andranno in pensione tantissimi professionisti dovremo coprire sapientemente le lacune perché il territorio non rimanga scoperto».

Il confronto resta aperto sul tema dei contratti e della possibilità, a fronte di un turn over massiccio, di stanziare le risorse per assorbire nuovi medici a partire dalla programmazione economica che impatta sul SSN.