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Rimborsi, ecco i maxi assegni agli ex specializzandi. Ci sono anche ottanta veronesi

Rimborsi, ecco i maxi assegni agli ex specializzandi. Ci sono anche ottanta veronesi

Il ricorso che fa tremare Palazzo Chigi

Nella lista ci sono decine di medici e non mancano primari delle principali strutture cittadine. Ottanta dottori, solo in provincia di Verona, che riceveranno dallo Stato in media 40mila euro di indennizzo.

Sono i soldi che gli sono stati negati durante la scuola di specialità, venti, trenta e in certi casi perfino quaranta anni fa. È l`esito del maxi ricorso che sta facendo tremare anche Palazzo Chigi. È stato lo stesso premier, Matteo Renzi, ad ammettere nel corso del question time di giovedì scorso che è proprio il pagamento dei contenziosi legati a questi ricorsi che ha fatto levitare, nel corso dell`ultimo anno, le spese della Presidenza del Consiglio dei ministri, risultando la prima voce nella colonna delle uscite del bilancio.

A ricorrere ai tribunali i professionisti che hanno svolto la scuola di specializzazione prima del 2006. Quelli che l`hanno conclusa entro il 1991 si prendono i rimborsi maggiori: fino a quell`anno, infatti, un medico specializzando non era pagato, nonostante lavorasse comunque in corsia. Da quella data fino a nove anni fa, invece, si parla di borse di studio, motivo per cui i medici possono ricorrere per vedersi riconosciuti i contributi integrativi, come li prevedono ora i più moderni contratti di formazione.

I ricorsi hanno preso il via a partire dal 2001, a seguito di una sentenza favorevole della Corte di giustizia europea. Le prime sentenze sono arrivate nel 2011, ma solo ora lo Stato italiano sta cominciando a pagare. E secondo la Consulcesi, società di consulenza che ha seguito la maggior parte di queste cause (comprese quelle degli 80 medici veronesi) si tratta di centinaia di milioni di euro.

Se si va avanti a colpi di sentenze si rischia di arrivare a quattro miliardi – spiega Andrea Tortorella, amministratore delegato della società – e pensare che c`è un accordo già pronto in Parlamento e condiviso dai camici bianchi, che metterebbe fine al contenzioso, facendo risparmiare circa due miliardi alle casse pubbliche”. A Verona la Consulcesi, impegnata in questi giorni in una sorta di “tour” italiano ha fatto tappa per “consegnare 10  milioni, una delle cifre maggiori in Italia – affermano i consulenti -. Sono i soldi che otterranno i medici del Veneto, di alcune province della Lombardia come Mantova e Cremona e del Friuli Venezia Giulia“.

Con circa 3,2 milioni Verona è tra i territori maggiormente interessati. Tra i “veterani” del ricorso c`è lo psichiatra dell`Usl 20 Giampaolo Brunetto. “Sono stato tra gli antesignani, rivolgendomi ai tribunali 15 anni fa – spiega – ritengo che il risarcimento sia la giusta riparazione di un`ingiustizia. Quando ero specializzando mi sono sposato: ho dovuto lasciare temporaneamente la scuola per andare a lavorare e guadagnare qualcosa, lavorando come medico al Servizio di tossicodipendenza. L`ho ripresa più tardi”. Secondo l`avvocato che sta seguendo i ricorsi, Marco Tortorella, “la giurisprudenza ormai è orientata in maniera totalmente favorevole ai camici bianchi. Peraltro molti sono ancora in tempo a ricorrere: l`eventuale prescrizione, secondo quella che è la nostra interpretazione avverrebbe a decorrere solo dal 2006, anno in cui l`Italia si è messa in linea con le direttive europee”.

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