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Quando i cartoni animati influenzano le aspettative dei pazienti sul ruolo del dottore

29/01/2018

Quando i cartoni animati influenzano le aspettative dei pazienti sul ruolo del dottore

La televisione negli ultimi anni ha reso il medico protagonista delle più svariate vicende in ambito ospedaliero (e non solo).

Qualche tempo fa avevamo affrontato proprio qui sul blog il discorso legato alle differenti visioni, da parte dei mass media, del ruolo del professionista sanitario per quanto riguarda sia l’attività lavorativa e il tempo libero, sia il rapporto medico-paziente.

Ma come si traduce tutto questo nell’immaginario che l’ascoltatore, ovvero il paziente, si crea nei confronti del medico?

C’è da dire che le prime considerazioni sul ruolo del dottore, in particolare del Medico di Medicina Generale, non nascono da questi telefilm spesso riservati solo al pubblico adulto, bensì dai cartoni animati che guardavamo in televisione sin da quando eravamo piccolissimi.

Come molti di voi ricorderanno, i personaggi più o meno ricorrenti di questi cartoni, oltre i membri della famiglia e gli amici, sono i dottori. Figure sempre benigne, che si precipitano subito a casa al minimo segnale di malessere, sempre pronti con termometro e borsa da medico per fornire al personaggio di turno le medicine – sempre generiche e che vanno “bene per tutto” – e ottenere guarigioni istantanee che permettono di tornare in forma in un batter d’occhio.

Sebbene negli anni siano cambiate le generazioni, e di conseguenza i cartoni animati proposti alla fascia di età relativa alla prima infanzia, il trend più o meno è sempre lo stesso. Guardate per esempio Peppa Pig, la “maialina antropomorfa” più famosa del mondo. Anche in questo caso, al minimo disturbo o anche per un semplice raffreddore, il medico di famiglia corre urgentemente a casa dei protagonisti per visitarli, dargli la cura o, a volte, consigliare anche solo un po’ di riposo.

Non sarà che tutta questa disponibilità abbia creato nei piccoli pazienti, che negli anni poi sono quindi diventati adulti, delle aspettative distorte sulla visione del Medico di Medicina Generale? Un professionista instancabile, disponibile 24 ore su 24 e che risponde a qualsiasi domanda posta dal paziente, più o meno urgente che sia.

Di questo ne ha parlato recentemente il British Medical Journal che, nel numero natalizio, ha studiato il comportamento del dott. Brown Bear (protagonista del cartone animato prima citato), sottolineando come svolga il lavoro in maniera eccessivamente apprensiva e poco realistica.

Concordiamo tutti sul ruolo chiave che riveste il medico di famiglia all’interno della nostra cultura, sebbene poi non riceva un corretto trattamento dal punto di vista fiscale e assicurativo, almeno rispetto ai colleghi specialisti di altre discipline; ma da qui al dover “correre” dai pazienti per ogni minimo sintomo è tutto un altro discorso. Per poter essere così presenti, al medico non basterebbe nemmeno una giornata lavorativa di 72 ore, visto che da normativa il rapporto medico- numero di pazienti arriva ad 1 a 1.500.

Eppure si tende a consultare il proprio medico anche per disturbi minimi, facilmente risolvibili e di poco conto, come la recente ondata influenzale. Anzi, spesso è lo stesso paziente che cerca di proporre la sua soluzione al medico, riferendo di essersi informato preventivamente cercando tra i principali motori di ricerca.

Sarà allora che la facilità con cui i pazienti accedono alle informazioni, anche di carattere medico, porti ad una maggiore confusione e che, memori del ruolo da “supereroe” del dottore raccontato dai cartoni animati dell’infanzia, cerchino con ardore il loro medico di famiglia per fugare così ogni dubbio e perplessità?