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Ebola, arriva il film che racconta tutta la tragedia

Dopo aver riempito giornali e tg l’epidemia di Ebola ancora in corso in Africa occidentale sbarca sul grande schermo. Il film “E-bola“, che si ispira alle vicende di cronaca, fa parte di un progetto di Consulcesi Club, che comprende anche alcune pillole realizzate dagli attori per la formazione del personale sanitario, ed è stato presentato ieri a Roma in anteprima mondiale nella sede del Ministero della Salute.

E-bola” racconta la storia di sei ricercatori provenienti da tutto il mondo che lavorano a un vaccino per il virus e si ritrovano a combattere l’epidemia. Tra le fonti di ispirazione anche la storia di Fabrizio Pulvirenti, il primo paziente italiano. Ad interpretare i ricercatori Paolo Bernardini, Melanie Gerren, Valentina Izumi, Silvia Mazzotta, Robin Mugnaini e Benjamin Stender.

Abbiamo lavorato insieme a un team di ricercatori e medici per cercare di essere perfetti dal punto di vista scientifico – spiega il regista Christian Marazzitima grazie al lavoro degli attori siamo riusciti ad ottenere anche una storia molto bella, piena di sentimento e di tensione drammatica”.

I video destinati alla formazione saranno a disposizione gratuitamente di tutti gli operatori sanitari del mondo che li richiederanno, ha spiegato il Ceo di Consulcesi Group Massimo Tortorella, mentre per il film ci sono contatti in corso con alcuni distributori, soprattutto televisivi, e richieste da alcuni festival. “Con questa pellicola abbiamo sperimentato un nuovo modo di formare, interessando l’operatore sanitario insieme al grande pubblico – ha spiegato -. Questo è il primo di una serie di progetti che stiamo realizzando, fra cui uno sui vaccini“.

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Ebola, terrore al cinema. Un film per sconfiggere l’epidemia

Un progetto per formare e informare tutti i cittadini di fronte alle pandemie emergenti. Il film dal 15 luglio disponibili gratuitamente in streaming su www.ebola-movie.com

Allarme Ebola nei cinema di tutto il mondo, il primo “film formazione” al mondo sull’epidemia che ha sconvolto l’Africa e il mondo intero arriva nelle sale. Un lungometraggio avvincente e drammatico realizzato in lingua inglese con la consulenza scientifica dei medici e delle strutture che hanno fronteggiato il virus.

e-bola è uno strumento di aggiornamento professionale innovativo e indispensabile per i professionisti sanitari di tutto il pianeta. Il progetto formativo è stato presentato nel corso della Tavola rotonda “Progetto e-bola: la lezione di e-bola, formazione ed informazione per prevenire le pandemie” patrocinata dal Ministero della Salute alla presenza delle istituzioni italiane e internazionali intervenute sul tema e, come pregiati ospiti invitati gli ambasciatori dei Paesi africani coinvolti dall’emergenza e tutte le rappresentanze diplomatiche del mondo presenti in Italia.

Il progetto è composto dal film e-bola e dalle pillole formative accreditate da Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) l’ente pubblico di supporto al Ministero della Salute che si occupa di ECM (Educazione continua in medicina).

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Arriva MyDott, app per migliorare dialogo fra medici e pazienti

Saltare la fila per ritirare una ricetta, un certificato o un’impegnativa. Avere informazioni e pareri dal proprio medico in tempo reale o fissare una visita senza passare da segreterie e centri di prenotazione. La tecnologia arriva in soccorso dei medici e dei loro pazienti, e li aiuta a ‘dialogare’ snellendo la burocrazia e tagliando le attese. E’ la promessa della nuova App MyDott, prima applicazione che si prende cura in modo facile e innovativo del rapporto tra i camici bianchi e i loro assistiti.

La App, realizzata e sviluppata da Consulcesi, è già disponibile in italiano sui principali store del mercato (Apple e Google Play) e presto sarà pubblicata anche nelle versioni in inglese e in francese. E gli stessi medici sono sono stati chiamati ad esprimersi in un sondaggio – effettuato su un campione di 1516 professionisti – sulle principali funzionalità e requisiti che MyDott avrebbe dovuto avere.

Secondo questa indagine il 91% dei medici è convinto che porre una maggior attenzione nella comunicazione con i pazienti possa aumentare la qualità e la quantità dell’attività professionale. Il 72% degli intervistati giudica inoltre importanti o fondamentali gli strumenti di comunicazione di nuova generazione come social network, sito internet, App mobile o la semplice presenza sul web. Significativo, in questo senso, è il dato relativo alla quantità di camici bianchi che usa un sito internet per promuovere la propria attività: lo fa il 48%. Il 16% adopera prevalentemente i social network, il 14% le App, mentre solo un medico su cinque (il 22%) si affida ancora alla pubblicità classica. MyDott è gratuita sia per i pazienti che per i medici.

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Primari, decurtato il tfr

Medici primari con il TFR decurtato. In barba alla giurisprudenza, Corte dei conti in prima linea, infatti, a molti camici bianchi non vengono calcolate indennità e benefici per il computo della pensione e della liquidazione dovuta alla fine del rapporto professionale.

La denuncia arriva da Consulcesi, da anni al centro di azioni legali in favore dei medici, che fa sapere l’intenzione di molti medici di fare ricordo contro questa situazione. E il rischio di un nuovo salasso per le casse dello Stato, al pari delle borse di specializzazione medica non pagate per gli ex camici bianchi in formazione dal 1982 al 2006, è dietro l’angolo.

Il punto è che le modalità di calcolo e le voci da considerare ai fini del trattamento pensionistico dovuto ai pubblici dipendenti sono stati oggetto negli ultimi anni di orientamenti contrastanti, che non hanno aiutato a fare chiarezza sulla materia, facendo nascere ancor più dubbi e perplessità nei lavoratori al momento della pensione. Secondo l’orientamento di molte sentenze però in tale voce devono essere ricompresi anche gli emolumenti corrisposti in via continuativa in connessione con le normali prestazioni lavorative e quindi che deve essere ammesso “al computo in pensione l’indennità differenziata di responsabilità primaziale di cui abbia beneficiato” e ancora che il dipendente dello Stato ha diritto a “vedersi computate, ai fini della liquidazione della pensione, l’indennità primaria, nonché l’indennità di strutture specialistiche e quella di dirigenza medica nella misura spettante alla qualifica di primario“.

Si tratta di importi notevoli, spalmati su diversi anni di attività, e di conseguenza le casse dello Stato rischiano un altro salasso. Una situazione che riguarda da vicino migliaia di medici e che già hanno annunciato i primi ricorsi. “Vogliamo porre fine a questa ennesima ingiustizia ai danni della categoria“, afferma Massimo Tortorella, presidente Consulcesi Group, “siamo pronti a sostenere i diritti dei medici mettendo a disposizione i nostri legali“.

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Tfr sottostimato per i medici primari

I medici primari rischiano di ritrovarsi una liquidazione di importo inferiore a quella effettivamente maturata. Nonostante un orientamento ormai univoco della Corte dei Conti, ci sono infatti ancora molti camici bianchi a cui non vengono calcolati indennità e benefici nella base da considerare per il computo della pensione e della liquidazione dovuta. Il caso riguarda esclusivamente i dipendenti pubblici e sull’argomento ci sono precise sentenze delle sezioni regionali, e non solo, del Supremo Tribunale Amministrativo. Su questo tema, ancora una volta, è in campo Consulcesi, che offre un checkup del Tfr e sostiene i ricorsi per ottenere i risarcimenti. 

Entrando nello specifico, le modalità di calcolo e le voci da considerare ai fini del trattamento pensionistico dovuto ai pubblici dipendenti sono, infatti, di difficile comprensione per i non addetti ai lavori. Questo perché nell’arco degli ultimi anni si sono succeduti orientamenti contrastanti, che non hanno aiutato a fare chiarezza sulla materia, ingenerando ancor più dubbi e perplessità nei lavoratori al momento del loro “ritiro” dal mondo del lavoro.

Il pubblico dipendente da una parte può riscontrare un orientamento quasi univoco della Corte dei conti, […] numericamente dunque consistente, che aderisce ad un’interpretazione omnicomprensiva ed ampia della voce “stipendio”. Proprio questo orientamento ritiene che in tale voce debbano essere ricompresi anche gli emolumenti corrisposti in via continuativa in connessione con le normali prestazioni lavorative.

Alla luce di ciò, l’orientamento della Corte dei Conti statuisce che debba essere “ammessa al computo in pensione l’indennità differenziata di responsabilità primariale di cui abbia beneficiato […]” ed ancora: “il dipendente dello Stato […] ha diritto a vedersi computate, ai fini della liquidazione della pensione, l’indennità primariale nonché l’indennità di strutture specialistiche e quella di dirigenza medica nella misura spettante alla qualifica di primario”.

C’è solo un orientamento più restrittivo e più vantaggioso per l’erario pubblico che, argomentando sul tenore letterale dell’art. 11 della l. n. 152/1968 (“La retribuzione contributiva è costituita dallo stipendio o salario  comprensivo degli aumenti periodici, della tredicesima mensilità e del valore degli assegni in natura, spettanti per legge o regolamento e formanti parte integrante ed essenziale dello stipendio stesso. Il valore degli assegni in natura da computarsi per dodici mensilità, quando non risulti stabilito da esplicite norme, è determinato dal prefetto, sentiti gli enti interessati“) ritiene la norma improntata ad una ratio negativa dell’onnicomprensività, così come abbracciata dal primo orientamento citato. Alla luce di ciò, sarebbero ricomprese nella voce “salario” o “stipendio” solo le voci elencate nello stesso art. 11 o a quelle obbligatoriamente erogate per legge. Questo statuisce la Corte di cassazione (sent. S.U. n. 3673/1997), che specifica che non entrerebbero a far parte della retribuzione contributiva e, quindi, dell’indennità di buonuscita “non tutto quanto il dipendente statale riceve, sia pure in modo fisso e continuativo e con vincolo di corrispettività con la prestazione lavorativa”.

Ma il numero e l’univocità delle sentenze della Corte dei Conti fa pendere l’ago della bilancia dalla parte dei primari. Anche se sarebbe auspicabile una nuova regolazione della materia da parte dello Stato, così da dare indicazioni chiare e precise non più passibili di interpretazioni così estreme e diametralmente opposte, che sviliscono le aspettative dei dipendenti pubblici prossimi al pensionamento. Infine va evidenziato che vi sono sentenze, anche successive alla citata sentenza della Corte di cassazione (ad es. Corte dei Conti Campania, n. 480/2005; Corte dei Conti Emilia Romagna, n.165/1998) che riconoscono il diritto del dirigente medico, pubblico dipendente, ad ottenere la liquidazione del trattamento di quiescenza “con inclusione, nella base pensionabile, del trattamento economico attributo per lo svolgimento delle mansioni superiori primariali […] sino alla cessazione del servizio”, in quanto tale diritto sorga per espressa previsione normativa e gli emolumenti da ricomprendere nella base pensionabile siano stati “fissi e continuativi, senza più fare riferimento al posto coperto”.

Al termine dell’attività lavorativa, capita ormai sempre più spesso che i conti non tornino. Si tratta di importi notevoli, spalmati su diversi anni di attività, e di conseguenza le casse dello Stato rischiano un altro salasso. Una situazione che riguarda da vicino migliaia di medici. “Vogliamo porre fine a questa ennesima ingiustizia ai danni della categoria – afferma il presidente di Consulcesi, Massimo Tortorella – e siamo pronti a sostenere i diritti dei medici mettendo a disposizione i nostri oltre 350 tra avvocati e consulenti legali”.

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Università: Consulcesi al MIUR, pronti a vigilare su prova medici specializzandi

Lettera al ministro Gianni per mettere a disposizione esperienza legale

Pronti a vigilare durante la prova d’ingresso per tutelare i giovani specializzandi“. Lo afferma in una nota Consulcesi rivolgendosi direttamente al ministero dell’Università e Ricerca (Miur). “Prima in piazza con i giovani medici, ora al tavolo del Miur per vigilare sulla regolarità delle prove d’accesso alla professione. Proprio in queste ore si – prosegue Consulcesi – sta infatti decidendo il loro futuro al ministero con il regolamento, appena pubblicato in Gazzetta, che definirà, attraverso il bando, le modalità e i criteri di accesso alle prove di selezione per le scuole post-laurea in Medicina“.

Nei mesi scorsi, Consulcesi aveva sostenuto la protesta davanti al Miur. Adesso, sempre nell’ottica di una proposta costruttiva, alla luce di una situazione sempre più complessa, ha inviato una lettera al ministro Stefania Giannini in cui mette a disposizione la propria esperienza legale per verificare che il bando di concorso sia ispirato a criteri di trasparenza e meritocrazia. “La correttezza delle prove – afferma Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi Group – è fondamentale per scongiurare altro caos e l’eventualità di una nuova ondata di ricorsi anche quest’anno, confermando in quel caso la nostra solita tutela e difesa dei giovani medici”.

Da sempre sosteniamo la necessità di un intervento legislativo – conclude Tortorella – mirato a risolvere una volta per tutte le varie criticità e anomalie che caratterizzano ormai da diversi anni i test, generando valanghe di ricorsi e di conseguenti ammissioni in sovra numero. Un problema, questo, che ha ormai mandato in tilt il sistema, ingolfando le aule dei tribunali e gravando sui conti pubblici“.

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Sanità: accordo Cimo-Consulcesi contro turni medici massacranti

Il sindacato dei medici Cimo affida a Consulcesi la battaglia per garantire un orario di lavoro che rispetti la direttiva europea 88/2003/CE, “alla quale – spiega il sindacato – l’Italia si è già adeguata con colpevole ritardo e che, nonostante la recente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, verrà applicata solo il prossimo anno“.

Cimo esprime “grande preoccupazione al riguardo” e, insieme a Consulcesi, propone ai propri iscritti la strada dei ricorsi. “E’ indispensabile – spiega il presidente di Cimo, Riccardo Cassi – garantire ai camici bianchi la possibilità di poter svolgere nelle condizioni idonee la loro professione, tenendo anche in considerazione la delicatezza delle situazioni che si trovano ad affrontare ed è anche un loro diritto tutelarsi e pretendere di essere adeguatamente risarciti per un diritto che è stato negato solo ai medici. L’obiettivo che ci prefiggiamo con questa iniziativa – prosegue – non è far calare sui medici una norma ritagliata per altre tipologie di lavoro, ma costringere Governo e Regioni a costruire di concerto con i sindacati di categoria, un’organizzazione del lavoro che preveda turni e riposi specifici per l’attività che il medico svolge all’interno del Ssn, a tutela non solo dei camici bianchi, ma soprattutto dei cittadini“.

Consulcesi è già pronta a far partire i ricorsi. “Per il mancato rispetto della direttiva in questione – afferma l’avvocato Sara Saurini, responsabile dell’area legale di Consulcesi – i medici possono ottenere risarcimenti anche oltre gli 80mila euro attraverso ricorsi contro lo Stato e non nei riguardi delle aziende. Sul fronte del riconoscimento di un diritto sancito dalla Ue, la maggiore realtà di tutela medica italiana e tra le principali in ambito internazionale, sta già vagliando e predisponendo azioni collettive a tutela dei medici sottoposti a turni massacranti insieme agli studi legali nostri partner in Francia, Germania, Austria e Inghilterra. Per tutti i medici che ritengono di essere stati sottoposti a turni lavorativi eccessivi ci sono a disposizione oltre 350 tra avvocati e consulenti legali che rispondono gratuitamente al numero verde 800.189091“.

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Genova. Nuova sentenza per gli ex specializzandi. Consulcesi: “Altri 2 mln per i medici”

Sono 60 i milioni consegnati solo negli ultimi mesi. Oltre 373 mln il totale riconosciuto ad oggi ai medici tutelati da Consulcesi. La responsabile dell’Area Legale, Sara Saurini: “Il nostro 2015 è iniziato con la cifra record, ma è un risultato che contiamo di migliorare in brevissimo tempo”.

Altre vittorie in Tribunale, nuove azioni collettive, ancora rimborsi. Il 2015 dei medici Consulcesi si è aperto con il ‘botto’. A Genova sono stati consegnati oltre 2 milioni a decine di camici bianchi, tutti ex specializzandi liguri. Gli assegni di rimborso – completamente esentasse – sono stati distribuiti ad oltre 20 professionisti genovesi nell’ambito di una sentenza che ha riconosciuto il diritto – sancito da una direttiva Ue, ma negato dallo Stato italiano – ad un totale di 66 medici. “Sono felice per i colleghi – ha dichiarato Enrico Bartolini, Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri provinciale di Genova – e va riconosciuto che questo risultato è stato raggiunto grazie alla professionalità e alla competenza dei legali Consulcesi“.  Prosegue dunque il “Giro d’Italia dei rimborsi” con una nuova vittoria per i medici tutelati che ad oggi si sono visti riconoscere un totale di oltre 373 milioni di euro, 60 dei quali consegnati soltanto negli ultimi mesi nelle principali città italiane. Si tratta di una cifra che, vista la mole di ricorsi presentati e la grande velocità alla quale ormai arrivano le sentenze, è destinata a salire ancora in brevissimo tempo. Basti pensare che il 2014 era iniziato con un totale di 327 milioni riconosciuti, saliti poi a 345 già ad aprile e a 362 lo scorso ottobre. 

Questa rapidità – spiega il legale Marco Tortorella – si deve sostanzialmente a due fattori: una giurisprudenza ormai consolidata e totalmente favorevole al medico ricorrente e la presa d’atto della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Lo Stato, infatti, ormai paga spontaneamente e subito, già dopo la notifica della sentenza per risparmiare su spese e interessi“. Il rischio totale per le casse pubbliche supera infatti i 4 miliardi di euro. Al fine di evitare una simile eventualità, Consulcesi ha già ottenuto la presentazione di tre Disegni di legge volti a garantire il diritto dei medici ed evitare allo Stato un esborso eccessivo; diritto al risarcimento che spetta però solo a coloro che avranno fatto ricorso prima della trasformazione in legge. […]

Ed è giusto sottolineare – ha affermato Sara Saurini, responsabile dell’Area Legale di Consulcesi – che non si tratta di un premio, ma del riconoscimento di un diritto che era stato negato, ma che non lo sarà più. A breve, infatti, non ci saranno più ex specializzandi senza rimborsi. La prossima azione collettiva per il rimborso degli anni di specializzazione non correttamente retribuiti – annuncia – è imminente. […] Resta alta la nostra attenzione anche sul fronte della mancata applicazione della direttiva europea 88/2003/CE relativa alle ore di lavoro in più. […] Per questo motivo, per qualsiasi informazione specifica sono già a disposizione oltre 350 avvocati e consulenti legali che rispondono gratuitamente al numero verde”.