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Turni massacranti, a che punto è la direttiva Ue in Italia

Nonostante i richiami di Bruxelles non è cambiato nulla

È passato un anno dall’entrata in vigore dalla legge 161 sugli orari di lavoro, ma per i medici ospedalieri non è cambiato nulla: i turni massacranti sono ancora un’amara realtà con cui confrontarsi tutti i giorni“. Consulcesi Group continua a raccogliere segnalazioni di violazioni della direttiva Ue 2003/88, applicata proprio con la legge 161 il 25 novembre 2015 e dunque con notevole ritardo. Nonostante i richiami di Bruxelles, l’Italia con la Finanziaria del 2008 aveva escluso solo il personale sanitario dai diritti riconosciuti ad ogni lavoratore di non superare un tetto settimanale di 48 ore e godere di 11 ore di riposo tra un turno e l’altro. Questo aveva portato nel 2014 anche ad un deferimento da parte della Corte di Giustizia europea. Da qui, poi, era partita la corsa per mettersi in regola, culminata appunto con la legge 161.

Già lo scorso anno – spiegano da Consulcesi -, abbiamo sostenuto la protesta dei medici sia intraprendendo azioni legali sia attraverso un lavoro istituzionale che aveva portato alla presentazione di un’interrogazione parlamentare, ponendo l’attenzione sulle oggettive difficoltà riscontrate nella concreta applicazione della normativa. Senza sblocco del turnover e nuove assunzioni era obiettivamente difficile e i fatti lo stanno confermando. Attraverso il contatto diretto con medici, Ordini professionali e sindacati, abbiamo un quadro della situazione fortemente preoccupante riguardo gli ospedali italiani. L’applicazione della norma è infatti disomogenea, varia da regione a regione, e laddove si rispettano le regole sono stati tagliati i servizi, creando disagi ai cittadini”.

Andando oltre il dibattito in corso sulla Manovra finanziaria, legato proprio alle risorse da destinare ad assunzioni e adeguamenti contrattuali, Consulcesi pone l’attenzione sui diritti, già acquisiti dai medici, da tutelare. “La violazione della direttiva Ue 2003/88 dal 2008 al 2015 dà infatti diritto ad un rimborso che può arrivare, secondo le stime, fino ad 80mila euro. Si tratta di un’azione nei confronti dello Stato inadempiente e non contro la propria Azienda“. Ad esclusione di pochissimi direttori generali, che violando il diritto di accesso ai documenti amministrativi rischiano una denuncia alla Procura della Repubblica, la stragrande maggioranza appoggia le istanze dei camici bianchi finalizzate a dimostrare di non aver goduto delle 11 di riposo obbligatorie tra un turno e l’altro. Ad oggi abbiamo raccolto già oltre 7mila richieste e ci sono migliaia di medici in procinto di adire le vie legali.

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Dal Tribunale risarcimento di 14 milioni a cinquecento medici specializzandi

LA VERTENZA

La strada è lunga e tortuosa, carte, fascicoli, scadenze, udienze, ricordi, ma il lieto fine arriva. L’ultima buona notizia è di un mese fa: con la sentenza numero 16842/13 del 31 luglio, il Tribunale di Roma ha accolto la domanda di 500 medici specializzandi per un valore di quattordici milioni di euro. Un passo importante per tutti i medici che hanno fatto ricorso per ottenere il rimborso per gli anni di specializzazione tra gli anni 1982 e 1991. “La sentenza è stata dichiarata immediatamente esecutiva già in primo grado – racconta Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi, la più grande realtà medica italiana con oltre 40 mila camici bianchi che sta portando avanti l’azione legale – il che vuol dire che coloro che hanno fatto ricorso saranno subito rimborsati“.

IL FATTO

L’azione che vede i medici di tutta Italia in tribunale contro lo Stato, nasce dal ritardo con cui quest’ultimo ha accolto le direttive europee che imponevano l’erogazione di un giusto compenso per i dottori durante la scuola di specializzazione universitaria in medicina. Lo Stato ha recepito la direttiva dieci anni dopo: nel 1993, stabilendo una borsa di studio annuale di ventuno milioni di vecchie lire per chi era stato ammesso alle scuole di specializzazione a decorrere dall’anno accademico 1991/92 . Quindi i medici iscritti ai corsi tra gli anni 1982 e 1991 non hanno preso alcuna remunerazione. Risultato? Negli anni si è venuto a creare un imponente contenzioso in tribunale nei confronti dello Stato. Migliaia di dottori hanno fatto ricorso. “la presidenza del Consiglio dei Ministri e il ministero dell’Economia e delle Finanze sono state più volte condannati al pagamento degli indennizzi – spiegano alla Consulcesi – fino a oltre centomila euro a medico“.

C’è poi un secondo contenzioso, intentato da chi ha frequentato la scuola di specializzazione tra il 1994 e il 2006 : la borsa di studio è stata si corrisposta, ma senza il pagamento degli oneri previdenziali e la copertura assicurativa dei rischi professionali e degli infortuni. Consulcesi scende in campo ormai quasi vent’anni: in pochi mesi riceve migliaia di richieste di aiuto (numero verde 800.122.777) e partono le cause collettive. Le associazioni nazionali calcolano che è di oltre quattro miliardi la somma che la Presidenza del Consiglio e i ministeri competenti rischiano di dover riconoscere.

L’ACCORDO

Il 3 luglio è stato presentano in Senato un nuovo disegno di legge denominato “Corresponsione di borse di studio ai medici specializzandi ammessi alle scuole di specializzazione universitarie negli anni dal 1983 al 1991”. Un accordo che il presidente onorario di Consulcesi sollecita da tempo, “dopo aver permesso a oltre settemila sanitari di tutta Italia di recuperare più di 327 milioni di euro“. In particolare il ddl prevede un rimborso forfettario di 13 mila euro per ciascun anno di frequenza della scuola di specializzazione.

Questo può, insomma, essere un primo passo per dirimere una vicenda che si trascina da anni e che “potrebbe garantire allo stesso tempo sia i legittimi interessi dei professionisti che non hanno mai ricevuto quanto loro dovuto, sia l’esigenza dello Stato di contenere i costi” spiega soddisfatto Tortorella che annuncia per il prossimo 20 ottobre la nuova causa collettiva.

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Aspiranti specializzandi temono irregolarità e scrivono a Consulcesi: “vigilare sul concorso”

Appena 335 contratti in più restano insufficienti quando ci sono in media oltre 14mila candidature per quelli che ora sono diventati 6.718 posti. E poi le modalità di svolgimento della prova sono rimaste invariate. Tutto lascia pensare che, anche quest’anno, l’accesso alle scuole di specializzazione in Medicina (test dal 19 al 22 luglio) comporterà una nuova ondata di ricorsi“. Consulcesi Group al fianco dei giovani medici sta portando avanti da anni una battaglia per rivedere i criteri d’accesso sia alle università, con un secco “no” al sistema del numero chiuso, sia alle scuole di specializzazione. “Grazie ai ricorsi abbiamo permesso a migliaia di giovani, in tutti questi anni, di ribaltare l’esito di test viziati da forti irregolarità – spiega Consulcesi -. Ma proprio le numerose riammissioni in sovrannumero rappresentano, comunemente, una forte problematica per il sistema, oltre ad essere un lampante segnale di una stortura “all’italiana” alla base dell’ennesima situazione discriminatoria per i nostri medici rispetto agli altri colleghi europei“.

Appoggiando le proteste in piazza e dando vita a diverse iniziative, Consulcesi ha chiesto in più occasioni al Miur di poter portare il proprio contributo ai tavoli istituzionali per rivedere meccanismi che al momento generano dissenso tra aspiranti specializzandi e finiscono, appunto, per alimentare il ricorso alla giustizia con un ulteriore appesantimento del lavoro di tribunali già ingolfati.

Il ministero dell’Istruzione continua ad essere sordo di fronte a proteste e proposte – dichiara Consulcesi Group – ed allora ai giovani medici non resta che approcciare la prova non solo con una preparazione adeguata, ma anche con tutte le accortezze da seguire per potersi tutelare sia durante che dopo l’esame. Le modifiche apportate al concorso dello scorso anno, dopo il “pasticcio” del Cineca nel 2014, non sono bastate a garantire la totale regolarità del successivo test. Così, anche nel 2015, ci sono stati numerosissimi ricorsi per svariate motivazioni: anomalie al software, computer privi di tastiera, controlli deficitari e mancata schermatura delle aule per rendere impossibile l’accesso ad internet ai numerosi candidati scorretti che potrebbero essere tra gli ammessi a discapito di chi aveva effettuato le prove in modo lecito e regolare. In aggiunta, sono state verificate delle anomalie anche nelle domande sottoposte ai candidati: ad esempio, nel test erano presenti quesiti riconducibili all’area pre-clinica, quando il bando, invece, non le prevedeva“.

Sono dunque legittime – conclude Consulcesi – le preoccupazioni dei tanti giovani medici che hanno già cominciato a chiederci di essere vigili sull’andamento della prova. Per ottenere maggiori informazioni su come comportarsi e quali precauzioni adottare per tutelarsi in sede d’esame e per eventuali ricorsi ci sono già a disposizione i nostri oltre 1000 consulenti legali che rispondono gratuitamente al numero verde e sul sito”.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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Maxi risarcimento per 225 medici: “da specializzandi non furono pagati”

L’assegno in media di 40mila euro spetta a chi ha fatto ricorso tra quelli che hanno frequentato la scuola post laurea dal 1982 al 2006

Una pioggia di euro per i medici pugliesi. O almeno per quelli che tra il 1982 e il 2006 hanno frequentato la scuola di specializzazione post laurea. Lo Stato dovrà sborsare a 225 camici bianchi circa 9 milioni di euro. E’ quanto conferma il Consulcesi (la principale realtà italiana di tutela dei medici italiani) che oggi pomeriggio nel corso di una cerimonia a Villa Romanazzi Carducci a Bari consegnerà a circa 20 medici presenti all’ incontro, assegni per un valore che oscilla dai 40mila ai 70mila euro a testa. Chi non sarà presente all’incontro riceverà il rimborso tramite bonifico.

I rimborsi sono frutto di due sentenze del tribunale di Roma, risalenti ad aprile scorso, che hanno dato ragione ai ricorsi collettivi presentati dai medici, obbligando lo Stato a sborsare 7 milioni con la prima sentenza e altri 10 con la seconda. E’ all’interno di questi due maxi rimborsi che si trova il tesoretto da 9 milioni di euro destinato a 225 medici pugliesi, che però non sono i primi camici bianchi della regione (nei mesi scorsi altri 400 professionisti hanno avuto diritto agli assegni dopo aver vinto i ricorsi) ad essere rimborsati per lo stesso motivo.

La vicenda risale agli inizi degli anni Ottanta, quando furono promulgate le direttive europee che imponevano a tutti gli Stati membri di corrispondere il giusto compenso ai medici durante gli anni della scuola di specializzazione in medicina. Nonostante l’obbligo entrasse in vigore all’inizio del 1983, lo Stato italiano non ha corrisposto le borse di studio dovute ai medici immatricolatisi tra gli anni accademici 1982-83 e 1990-91. Più di recente si è aperto anche un secondo fronte per coloro che si sono iscritti tra il 1994 e il 2006. In quest’ultimo caso le borse di studio sono state pagate, ma non comprendevano il riconoscimento delle coperture previdenziali e assicurative. Il mancato adempimento ha creato un contenzioso enorme di fronte ai tribunali di tutta Italia, causando anche una condanna dell’Italia da parte della Corte di giustizia europea. Ora i nodi sono arrivati al pettine, visto che i tribunali stanno imponendo allo Stato di risarcire.

In sostanza – dicono in Consulcesi – abbiamo iniziato questa battaglia, cambiando la giurisprudenza in favore dei medici. Adesso le sentenze sono tutte in favore dei camici bianchi. Ci sono però ancora migliaia di professionisti in attesa di ottenere rimborsi e a questo proposito è in partenza una nuova azione legale collettiva il prossimo 20 luglio. I medici pugliesi hanno ancora tempo per aderire“.

Del resto la Puglia è tra le regioni più attive in tema di ricorsi. Negli ultimi 10 anni ne sono stati avviati 3231.

Bari guida la classifica regionale con circa 1300 ricorsi, a seguire c’è Lecce con 631, poi Foggia con 505, Taranto 354, Brindisi con 225 e la Bat 217. Resterebbero quindi da risarcire altri 2600 camici bianchi, tenendo conto che già 600 pugliesi sono stati rimborsati. Se ognuno dei ricorrenti ottenesse come risarcimento circa 40mila euro (è questa la media dei rimborsi), lo Stato dovrebbe sborsare ai medici pugliesi qualcosa come 104 milioni di euro. In tutta Italia hanno fatto ricorso più di 97mila medici.

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Orari di lavoro medici. Consulcesi: “Già oltre 7 mila ricorsi. In arrivo azione collettiva”

Il presidente Tortorella commentando l’indagine Anaao sulle condizione del medico ospedaliero: “la situazione è insostenibile ed è urgente una soluzione politica per risolvere la questione dei turni”. L’appello: “Subito sblocco del turn over, a rischio la salute dei professionisti e dei loro assistiti”

Si ponga immediatamente fine a questo scempio a danno dei medici, che insieme ai direttori sanitari devono avere il coraggio di denunciare questa situazione: non solo nel proprio interesse ma soprattutto nei riguardi dei loro pazienti“. È la netta presa di posizione di Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi Group, realtà che tutela oltre 70mila operatori sanitari, da sempre in prima linea per il rispetto dei loro diritti.

I dati emersi dal sondaggio di Anaao – si legge in una nota – , confermati dagli studi dell’Osservatorio Internazionale della Salute (O.I.S.), hanno posto nuovamente l’attenzione sulle rischiose condizioni di lavoro in cui operano i medici ospedalieri, particolarmente in riferimento allo stress legato ai turni notturni e al mancato rispetto delle 11 ore di riposo tra un turno e l’altro, come specificatamente previsto dalla legge 161/2014 attraverso cui l’Italia, solo il 25 novembre scorso, si è adeguata con notevole ritardo alla direttiva comunitaria 2003/88. Una problematica che, sommata al rischio di subire denunce senza poter contare su un’adeguata tutela legale (aspetto emerso con forza da un altro sondaggio dell’Osservatorio), impone di trovare adeguate e repentine soluzioni a tutela degli operatori sanitari e dei loro assisti“.

“Come abbiamo sempre sostenuto, questa situazione – afferma Massimo Tortorella – continua ad avere pesanti ripercussioni sulla vita degli operatori sanitari, sulla qualità delle prestazioni e di conseguenza sul servizio offerto ai cittadini. Con grande professionalità i medici hanno fin qui tenuto in piedi il Servizio sanitario nazionale, ma ora bisogna voltar pagina: ne va della loro salute e di quella dei loro pazienti. Il primo passo da compiere è fare ricorso per la violazione della direttiva europea sugli orari di lavoro. I nostri legali hanno già avviato oltre 7mila ricorsi. È un’azione contro lo Stato, non contro la loro Azienda, sempre più spesso appoggiata dagli stessi direttori sanitari. Bisogna assolutamente rompere quest’argine, far valere i propri diritti e ottenere il rimborso per le ore lavorate in più, aderendo alla nostra nuova imminente azione collettiva. Il secondo atto da compiere – conclude il presidente di Consulcesi Group – è mettersi al riparo dalle denunce con una tutela completa“.

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Medici risarciti con nove milioni

Prosegue il contenzioso tra lo Stato ed i medici specialisti. Dai tribunali continuano ad arrivare sentenze che confermano il diritto al rimborso per migliaia di camici bianchi che tra il 1978 e il 2006 hanno frequentato la scuola di specializzazione in Medicina senza il corretto trattamento economico, previsto da precise direttive europee. Proprio ieri a Torino a molti di quei camici bianchi è stata restituita una cifra enorme: 9milioni di euro. A ricevere gli assegni sono stati i professionisti che si erano visti negare quel diritto e hanno fatto ricorso tramite Consulcesi Group, che ha già fatto riconoscere oltre 400 milioni di euro. “La giurisprudenza è ormai consolidata – afferma Sara Saurini, responsabile contenzioso di Consulcesi Group -, Di recente la corte d’Appello di Roma ha condannato il governo a pagare oltre 24 milioni a 667 medici di tutta Italia, facendo così lievitare ulteriormente la somma che lo Stato già deve ai medici: superiore ai 400 milioni di euro per quanto riguarda solo le nostre azioni legali con il rischio di un esborso complessivo di svariati miliardi come messo in evidenza attraverso iniziative parlamentari tese a trovare una soluzione al problema“.

Già calendarizzato, a tal proposito, un Ddl unificato che arriva dopo i tre depositati in Parlamento e segue una recente mozione, firmata in maniera trasversale da 21 senatori che impegna il governo a trovare una soluzione.

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Sanità: 50% dei medici in ritardo su formazione obbligatoria

Il 50% dei medici è in ritardo con la formazione obbligatoria“. E’ l’allarme rilanciato da Consulcesi su quanto affermato dal presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici), Roberta Chersevani, in un estratto video registrato che ha aperto la tavola rotonda ‘Formazione medica senza barriere’, promossa da Consulcesi oggi a Roma al ministero della Salute.

Secondo Consulcesi, la risposta per tutti i professionisti della salute è garantire la semplicità di fruizione dell’Educazione medica continua ECM. L’ultim frontiera è il ‘Film Formazione’, un vero e proprio ‘Netflix’ a disposizione gratuitamente di tutti i medici. Il primo lavoro è stato ‘e-bola’, seguito da ‘Like a Butterfly’ dedicato al tema del carcinoma polmonare.

Un sondaggio effettuato tra i medici da Consulcesi mette in evidenza che l’82% dei camici bianchi considera ‘importante’ la formazione professionale, ma ritiene che siano ‘troppe le difficoltà da superare per i 50 crediti annuali obbligatori’. Il 51% degli intervistati considera, infatti, poche le occasioni concesse da strutture sanitarie e associazioni sindacali per aggiornarsi. I corsi più seguiti sono, invece, quelli multimediali (slide, video ed esercitazioni): l’84% predilige complessivamente una formazione multimediale interattiva.

Durante la tavola rotonda al ministero della Salute, la Consulcesi ha lanciato il progetto dell’Osservatorio internazionale della Salute (Ois) denominato ‘Sanità di Frontiera‘. Il progetto sostenuto da Consulcesi Onlus e realizzato in collaborazione con le istituzioni italiane e internazionali unirà attività di ricerca al servizio sanitario messo a disposizione da chi è appena giunto nei nostri confini. Nel comitato di scientifico di Ois entra Pietro Bartolo, responsabile del Pronto soccorso di Lampedusa, che coordinerà il nuovo progetto di ricerca e formazione ECM. “Porterò la mia esperienza – ha affermato Bartolo – sulle patologie che riguardano i migranti, davanti alle quali serve fare allarmismo ma intervenire con una formazione dei medici adeguata a questa grande sfida. Prendiamo ad esempio la scabbia: sappiamo che si cura facilmente – conclude il medico – ma se non si affronta con il giusto approccio può creare delle complicazioni. Per questo il medico deve essere preparato per intervenire serenamente nel modo giusto“.

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Medici, lo Stato risarcisce: 400 mila euro

Indennità per il periodo ’78/2006 quando gli specializzandi lavoravano gratis. Vittoria per undici sanitari spezzini assistiti da Consulcesi

Quattrocentomila euro per undici medici spezzini. Sono quelli che i camici bianchi dell’estremo Levante hanno ottenuto vincendo una causa contro il ministero della Sanità. Lo annuncia Consulcesi di Roma, realtà legale che segue le vertenze dei medici contro il ministero.

Si tratta di un problema che riguarda molti medici che durante il periodo di specializzazione non sono statui pagati come prevede invece una norma dell’Unione Europea – dice Salvatore Barbagallo, presidente dell’Ordine dei Medici di La Spezia – ciò avviene infatti solo da qualche anno“. Così i legali di Consulcesi hanno fatto vertenza al ministero e alla fine hanno vinto in forza delle norme Ue che hanno costretto il ministero a pagare i medici che durante il periodo di specializzazione non vennero retribuiti.

Si va dal 1978 al 1982 quando gli specializzandi non prendevano nulla e dal 1982 al 2006 quando si videro riconoscere qualcosa ma sempre poco rispetto peraltro alla borsa di studio che sarebbe spettata loro per legge e che non venne mai corrisposta. Non solo: nel frattempo l’Ue ha detto che i medici specializzandi vanno pagati e così lo Stato ha dovuto versare quella borsa di studio che non ha mai rispettato adeguandosi inoltre alle regole europee“, dice Arnaldo Iodice responsabile delle relazioni esterne di Consulcesi.

Ormai va avanti a senso unico l’enorme contenzioso tra lo Stato ed i medici specialisti. Dai tribunali continuano, infatti, ad arrivare sentenze che confermano il diritto al rimborso per migliaia di camici bianchi che tra il ’78 e il 2006 hanno frequentato la scuola di specializzazione in Medicina senza il corretto trattamento economico, previsto da precise direttive europee“, – afferma Sara Saurini responsabile del contenzioso. “Proprio oggi a Torino a molti di quei camici bianchi viene restituita una cifra enorme: nove milioni di euro. Del resto la giurisprudenza è ormai consolidata come è evidente dalle decisioni dei tribunali di tutta Italia. Di recente la Corte d’Appello di Roma ha condannato il governo a pagare oltre 24 milioni di medici di tutta Italia, facendo così lievitare ulteriormente la somma che lo Stato deve già ai medici“.

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Sanità, Consulcesi: protesta medici, dopo lo sciopero arrivano i ricorsi

Il problema dei turni massacranti, al centro dello sciopero generale, si sposta dalle corsie degli ospedali alle aule dei Tribunali. Iscritte a ruolo le prime cause, in relazione agli oltre 5mila ricorsi raccolti solo negli ultimi mesi, per la violazione della direttiva europea 2003/88 sugli orari di lavoro. A farlo è stato il pool di avvocati di Consulcesi Group, punto di riferimento di oltre 70mila medici per la tutela legale.

Ogni medico può ottenere un rimborso fino a 80mila euro per le ore lavorate in più durante il periodo in cui lo Stato italiano ha ignorato quanto disposto da Bruxelles, ovvero fino alla recente entrata in vigore della Legge 161. “La Legge 161 – spiegano dall’Ufficio Legale di Consulcesi Group – nonostante la proroga di un anno concessa, è entrata in vigore senza che sia stato risolto il problema del blocco del turnover, motivo principale dei turni massacranti a cui è sottoposto il personale sanitario. Anche le possibili assunzioni previste da un emendamento alla Legge di Stabilità sono in dubbio. È palese che si continua a non rispettare quanto disposto dall’Ue, ovvero che i medici lavorino al massimo 48 ore settimanali e che per tutto il personale della sanità siano garantite le 11 ore di riposo obbligatorie. La violazione, dunque, vale per il pregresso, ma nella stragrande maggioranza dei casi è ancora in corso”.

La questione dei turni massacranti è una delle principali fonti di malcontento dei camici bianchi italiani che hanno scioperato. Va ricordato che il problema riguarda oltre 100mila medici pubblici con lo Stato che rischierebbe un altro maxi esborso di svariati miliardi se, come nel caso degli ex specializzandi, si lasciasse alla magistratura il compito di affrontare la questione. “Continua a crescere il numero di medici che ci chiede di essere tutelato in sede legale – afferma il Direttore Generale di Consulcesi Group, Simona Gori e la cifra degli oltre 5mila ricorsi raccolti dall’inizio dell’anno si aggiorna di ora in ora. I medici hanno una netta percezione che quei turni massacranti che hanno fatto e che continuano a fare, costituiscono una violazione subita direttamente dallo Stato con le aziende sanitarie che non vengono messe in condizione di garantire i riposi. I numerosi sfoghi che raccogliamo stanno testimoniando anche la voglia dei camici bianchi di sancire un nuovo principio di giustizia. Abbiamo portato la questione già all’attenzione dei tribunali ma, considerando la mole di richiesta, stiamo lanciando una nuova azione collettiva e numerosi OMCeO, Enti, Associazioni, Sindacati e Società Scientifiche hanno convenzionato tutti i loro iscritti per partecipare a condizioni vantaggiose all’iniziativa. A disposizione mille avvocati e consulenti legali che rispondono gratuitamente al numero verde e sul sito

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Renzi: “siamo passati da 15 a 60 mln di euro per il pagamento dei contenziosi”

Il premier affronta i deputati per raccontare la “missione compiuta” del suo primo anno e mezzo di governo: “I principali indicatori sono passati dal meno al più”. Smentisce tagli sulla sanità e si dice pronto al “confronto totale” coi medici. Dice “no al reddito di cittadinanza” ma annuncia misure per combattere la povertà

E’ venuto alla Camera a parlare di “rondini” non di gufi. Con l’idea quasi che sia Montecitorio il numero 101 dei teatri in cui raccontare cosa il governo sta facendo, ha fatto e farà. Matteo Renzi affronta il question time, le interrogazioni che gli hanno rivolto i vari gruppi parlamentari, con spirito leggiadro, la voglia di schivare i toni pesanti: “Mi fa piacere parlare di rondini e non di altri uccelli che talvolta abbiamo evocato in modo anche troppo ampio da parte mia. Non sporcherò anche questa assise“, dice in una battuta. […]

Rispondendo alle interrogazioni, Renzi dà la versione del governo, anzitutto sulla Sanità. A Sel che gli contesta che sulla sanità non ci siano “aumenti di risorse“, e anzi che “mancano all’appello 4 miliardi” risponde dicendo che i dati “sono diversi” e “non si sta tagliando“. Tutt’altro: “Nel 2002 erano 75 miliardi di euro, quest’anno sono 100, il prossimo saranno 111“. Si dice  comunque pronto a “ragionare” su “come impiegare questi denari”: “Possiamo fare consultazioni via web e chiedere ai medici. Se c’è da cambiare qualcosa nel provvedimento approvato qualche settimana fa sull’appropriatezza delle cure, siamo pronti a farlo, anche perché non dobbiamo dare l’impressione ai cittadini che si tagliano le cure“. Insomma, “disponibilità totale al confronto”, come al solito. […]

Renzi dice “no al reddito di cittadinanza“, provvedimento bandiera dei Cinque stelle, perché “credo che non sia giusto: il primo dovere è creare lavoro“, ma annuncia “una misura sulla povertà, e in particolar modo contro la povertà infantile, che sarà nella prossima legge di stabilità” e sul quale “spero che potremo lavorare insieme“. Ai grillini contesta i numeri forniti sugli aumenti di spesa di Palazzo Chigi: “E’ falso e tecnicamente smentibile. L’aumento di spesa è legato al fatto che siamo passati da 15 milioni di euro a 60 milioni di euro per il pagamento dei contenziosi legati alle borse di studio dei medici specializzandi. Sulle spese correnti c’è una diminuzione di tre milioni di euro“. Quanto alle auto blu, “sono state ridotte a 15: erano 840 mila euro nel 2013, sono 230 mila nel 2015”.

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ECM. Consulcesi: “Cancellati da Albo oltre 3.500 medici competenti. Bene, ma Ministero userà pugno duro con tutti?”

Il pool di avvocati interviene in merito alla cancellazione di oltre 3500 medici competenti dall’albo professionale per il deficit formativo non sanato. “I medici comunque vogliono aggiornarsi e chiedono una formazione di qualità con metodologie innovative”

Il Ministero della Salute ha scelto il pugno di ferro per i medici competenti. Una decisione che tutela tutti quei professionisti che assolvono l‘obbligo formativo ECM, sottraendo tempo a famiglia e professione per i quali auspichiamo anche l’attuazione di un sistema premiale. Un concetto, quello della meritocrazia, che auspichiamo venga adottato per tutti i camici bianchi di ogni categoria, ma solo garantendo ad ognuno la possibilità di avere a disposizione gli strumenti giusti per l’aggiornamento continuo“. Consulcesi Group commenta così la notizia riportata dalla stampa della cancellazione di oltre 3500 medici competenti dall’albo professionale per il deficit formativo non sanato (relativo al triennio 2011-2014), nonostante l’ulteriore proroga concessa e scaduta lo scorso 30 giugno.

Proprio in queste settimane – si legge in una nota Consulcesi – gli Ordini provinciali, su richiesta del Ministero della Salute, stanno verificando le posizioni degli altri 6500 medici competenti che hanno dichiarato di essersi messi in regola. Si ricorda che nell’aprile 2015 il Ministero della Salute aveva depennato oltre 5mila dei 10mila medici competenti (o del lavoro), attivi in Italia, per non aver rispettato l’obbligo ECM. Sul caso si era acceso un ampio dibattito ed erano state sollevate numerose polemiche ed il Ministero con un decreto ad hoc aveva dato una ulteriore possibilità, spostando allo scorso 30 giugno il nuovo termine ultimo“.

Bisogna sfatare il mito del medico che vuole sfuggire all’aggiornamento professionale – commenta ancora Consulcesi Group -. Dai nostri sondaggi emerge che i medici vogliono aggiornarsi: considerano la formazione un elemento di valore per la loro crescita professionale, ma chiedono corsi con contenuti scientifici di qualità e con metodologie didattiche più avvincenti, legate alle opportunità concesse da web e nuove tecnologie. La piattaforma Consulcesi Club, attraverso il provider accreditato Agenas Sanità in-Formazione, a cui di recente è stato assegnato dall’Annuario della formazione in Sanità il primo posto della classifica “The Best Provider Ecm 2015” nella categoria “Formazione a Distanza FAD”, viene incontro a questa esigenza con i Film Formazione che si affiancano ad  oltre 80 corsi ECM FAD ad alta specializzazione: tutti disponibili gratuitamente per nove mesi per tutti i medici iscritti agli OMCeO, alle Società scientifiche e ai Sindacati convenzionati“.

Proprio pensando ai medici più giovani, ma con una facilità di fruizione che può coinvolgere tutti, – prosegue Consulcesi – abbiamo creato un vero e proprio “Netflix della Sanità”. I film già realizzati come “e-bola”, “Like a Butterfly”, “No Limits”, “Pollicino”, “Cardiopathos”, e quelli in preparazione, sono interpretati da attori di grande rilievo italiano e internazionale, da Nicolas Vaporidis all’icona di Hollywood e 5 volte Golden Globe Ed Asner. Al centro i temi più attuali, dalle malattie infettive al carcinoma polmonare, dalle disabilità motorie all’Alzheimer, dal primo soccorso cardiaco alla psicosi vaccini, per unire la tensione drammaturgica agli approfondimenti scientifici più accurati e aggiornati. Uno strumento accattivante e di grande qualità per aggiornare le proprie conoscenze ad un livello di eccellenza ed ottemperare agli obblighi formativi ECM previsti dalla legge, senza correre il rischio di incappare in sanzioni, come appena accaduto ai medici competenti, o di finire nella “black list” per i prossimi tre anni per chi non risulterà in regola entro il 31 dicembre 2016“.

Fonte: Quotidiano Sanità