Menu
Precedente Successivo

Rai1:”Consulcesi colosso dell’assistenza legale in sanità”

Proprio su Unomattina si è parlato dell’evento record tenutosi a Milano. Il presentatore Franco Di Mare esordisce citando lo scrittore Milan Kundera: “c’è un legame stretto tra la lentezza e la memoria, tra la velocità e l’oblio“; in sostanza, chi va piano ricorda meglio. Questa verità filosofica è da sempre conosciuta dai burocrati del nostro Paese, anzi, la lentezza è il loro mantra [..]. Due giorni fa Consulcesi, che è un colosso dell’assistenza legale in sanità [..] ha consegnato 22 milioni di euro di risarcimenti a 628 medici. Tutta gente che aveva lavorato in corsia per anni senza prendere un centesimo, o percependo un terzo del dovuto in attesa che venisse loro riconosciuto il diritto alla borsa di studio che era stata a loro assegnata tra la fine degli anni ottanta e degli anni novanta, vale a dire una trentina di anni fa.

Fonte: Unomattina

Precedente Successivo

Il 50% dei medici è in ritardo con la formazione obbligatoria

Il 50% dei medici è in ritardo con la formazione obbligatoria“. E’ l’allarme rilanciato da Consulcesi su quanto affermato dal presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici), Roberta Chersevani, in un estratto video registrato che ha aperto la tavola rotonda ‘Formazione medica senza barriere’, promossa da Consulcesi oggi a Roma al ministero della Salute.

Secondo Consulcesi, la risposta per tutti i professionisti della salute è garantire la semplicità di fruizione dell’Educazione medica continua ECM. L’ultima frontiera è il ‘Film Formazione’, un vero e proprio ‘Netflix’ a disposizione gratuitamente di tutti i medici. Il primo lavoro è stato ‘e-bola’, seguito da ‘Like a Butterfly’ dedicato al tema del carcinoma polmonare. Un sondaggio effettuato tra i medici da Consulcesi mette in evidenza che l’82% dei camici bianchi considera ‘importante’ la formazione professionale, ma ritiene che siano ‘troppe le difficoltà da superare per i 50 crediti annuali obbligatori’. Il 51% degli intervistati considera, infatti, poche le occasioni concesse da strutture sanitarie e associazioni sindacali per aggiornarsi. I corsi più seguiti sono, invece, quelli multimediali (slide, video ed esercitazioni): l’84% predilige complessivamente una formazione multimediale interattiva.

Durante la tavola rotonda al ministero della Salute, la Consulcesi ha lanciato il progetto dell’Osservatorio internazionale della Salute (Ois) denominato ‘Sanità in Formazione‘. Il progetto sostenuto da Consulcesi Onlus e realizzato in collaborazione con le istituzioni italiane e internazionali unirà attività di ricerca al servizio sanitario messo a disposizione da chi è appena giunto nei nostri confini. Nel comitato di scientifico di Ois entra Pietro Bartolo, responsabile del Pronto soccorso di Lampedusa, che coordinerà il nuovo progetto di ricerca e formazione ECM. “Porterò la mia esperienza – ha affermato Bartolo – sulle patologie che riguardano i migranti, davanti alle quali serve fare allarmismo ma intervenire con una formazione dei medici adeguata a questa grande sfida. Prendiamo ad esempio la scabbia: sappiamo che si cura facilmente – conclude il medico – ma se non si affronta con il giusto approccio può creare delle complicazioni. Per questo il medico deve essere preparato per intervenire serenamente nel modo giusto“.

Precedente Successivo

Partono i test di Medicina più candidati e meno posti

Presentate 67mila domande, nel 2015 erano state 60mila. Entrerà uno su sette. La Bicocca di Milano un ateneo “ostico”, La Sapienza invece è tra quelli accessibili

Sognano di indossare un camice bianco, in un ambulatorio medico o in un reparto di ospedale, i quasi 67mila candidati che oggi svolgeranno il test di ingresso per il numero programmato, stabilito per l’accesso alla facoltà di Medicina. La competizione è altissima ma le statistiche, relative all’esito del test di un anno fa, aiutano a segnare la mappa delle università in cui è più facile o più complicato accedere: le maggiori possibilità di ingresso, ad esempio, sono alla Sapienza di Roma mentre l’università più difficile da raggiungere è la Bicocca di Milano. A parlare sono le graduatorie stilate su quello che, di fatto, è ormai un appuntamento di rito che coinvolge ogni anno decine di migliaia di studenti. Per poi accontentarne solo pochi, pochissimi rispetto alla mole dei candidati. Per l’anno accademico 2017-2018 riuscirà a conquistare l’ambito posto a medicina solo una candidato su 6,7 che si sono iscritti alla prova. Una quota inferiore allo scorso anno quando c’erano meno candidati e più posti disponibili. Quindi oggi la competizione sarà altissima. Gli iscritti al test sono infatti 66.907, oltre 4200 in più rispetto allo scorso anno quando si iscrissero 62.694. E circa 7000 in più rispetto al 2015 quando l’affluenza si fermava a circa 60mila candidati. Rispetto ad un anno fa, però, sono anche diminuiti i posti: quest’anno i banchi disponibili sono 9.100 per medicina e 908 per odontoiatria mentre un anno fa erano rispettivamente 9.224 e 904. Una tendenza che riguarda anche il test di accesso a numero programmato per il corso di medicina in inglese, sempre più apprezzato dalle aspiranti matricole: la prova si svolgerà il 14 settembre prossimo e vedrà 6.943 candidati contendersi 501 posti, contro i 4.875 candidati che nel 2016 si contesero 310 posti disponibili.

LA SFIDA

La sfida è aperta, dunque, con 60 quesiti a cui rispondere in 100 minuti: 2 quesiti di cultura generale, 20 quesiti di ragionamento logico, 18 di biologia, 12 di chimica e 8 quesiti di fisica e matematica. Un anno fa raggiunsero il massimo dei voti solo 9 candidati in tutta Italia su quasi 63mila presenti. Sfogliando i punteggi di quanti, lo scorso anno, ce l’hanno fatta è possibile rendersi conto dove è sufficiente un voto più basso e dove invece serve un punteggio più alto: basta guardare gli ultimi classificati. Alla Bicocca di Milano, ad esempio, l’ultimo classificato ha ottenuto un punteggio di 75,6. Il più alto tra gli ultimi classificati. Seguono le università di Pavia, Milano, Padova e Bologna. Il voto più basso in assoluto, invece, tra chi ha comunque avuto un posto, è quello dell’ultimo classificato alla Sapienza con 65,6. Significa quindi che alla prima università romana c’è maggior possibilità di entrare, rispetto alla Bicocca ad esempio, o almeno era così un anno fa. Seguono, con punteggi via via sempre maggiori ma comunque in coda alla classifica, le università di Perugia, Catania, Siena, Genova e la Federico II di Napoli. Una sfida, quella del test di Medicina, che si combatte tutta a colpi di numeri, dai punteggi ai posti disponibili in proporzione con il numero di candidati.

LA LOTTERIA

In realtà è una lotteria – spiega Marco Tortorella, avvocato di Consulcesi per la tutela dei medici e di chi aspira a diventarlo – da 18 anni, quando nel ’99 venne istituito il numero chiuso, facciamo ricorsi e li vinciamo. Ci basiamo su due punti fondamentali. Innanzitutto, il numero chiuso deve essere un’eccezione e non la regola, come chiarito anche recentemente dal Consiglio di Stato. Inoltre se le università non possono accogliere un maggior numero di studenti, aumentiamo le strutture invece di ridurre i posti disponibili“. Uno dei punti più forti per i ricorsi, negli  anni passati, sono state anche le irregolarità nello svolgimento del test: “facciamo massima attenzione alle procedure, chiedendoci se le domande sono valide e se vengono seguite correttamente le regole per lo svolgimento del test, in tutta Italia. Negli anni passati, infatti, non sono mancati errori nei quesiti e irregolarità macroscopiche nello svolgimento”.

 

Precedente Successivo

Formazione ECM. Consulcesi: “Sanzioni per chi non è in regola e avanzamento di carriera per chi matura più crediti”

Il presidente del gruppo, Massimo Tortorella, osserva: “I principali motivi per cui gran parte dei camici bianchi non ha raggiunto il minimo dei crediti previsti per il 2015 sono sostanzialmente due: la scarsa offerta formativa e il poco tempo che i medici hanno a disposizione a causa degli orari di lavoro massacranti cui sono sottoposti”.

Anche Quotidiano Sanità riprende la notizia lanciata ieri da Consulcesi. Il Ministro Beatrice Lorenzin ha concesso ai medici una proroga fino al 30 giugno per mettersi in regola con i crediti ECM; a seguito del decreto del 26 novembre scorso, infatti,  moltissimi professionisti sanitari hanno perso il lavoro.

Il Ministero dunque viene incontro ai medici, ma assicura: “l’obbligo va rispettato“. Per questo, la Lorenzin suggerisce non solo sanzioni per chi non è in regola, ma propone anche di “premiare chi matura più crediti con assunzioni e avanzamenti di carriera“, il che rappresenterebbe “il punto di svolta per la Formazione Continua in Medicina“.

Secondo i membri del FNOMCeO Luigi Conte e Roberto Stella, il vero problema nel mancato completamento del triennio formativo 2014-2016 appena concluso è da ricondurre alla necessità di “migliorare l’offerta formativa, puntando sugli investimenti e con nuovi incentivi“.

Un problema al quale Consulcesi Group aspira a dare una soluzione. “I nostri numeri vanno, invece, in controtendenza rispetto al trend nazionale: sono oltre 175mila i crediti ECM fruiti nel corso del 2015 sulle sue piattaforme”. Il totale dei medici iscritti, infatti, è  notevolmente aumentato, così come quello dei corsi iniziati, passati in due anni da 45.284 a 57.198 (26% in più), e dei corsi completati, da 32.941 al 43.291, ben il 31%.

I principali motivi per cui gran parte dei camici bianchi non ha raggiunto il minimo dei crediti previsti per il 2015 sono sostanzialmente due: la scarsa offerta formativa e il poco tempo che i medici hanno a disposizione a causa degli orari di lavoro massacranti cui sono sottoposti” afferma Tortorella, presidente del gruppo. Una difficoltà superata anche per merito del partner Sanità in-Formazione, provider accreditato Agenas, e all’utilizzo del web e quindi dei crediti ECM in FAD (Formazione a distanza): “innovativa, grazie ai corsi in lingua, al corso interattivo “paziente virtuale” e ai Film Formazione, l’ultima frontiera dell’aggiornamento professionale medico; ampia, con i suoi oltre 70 corsi; accessibile a tutti, sia sotto l’aspetto economico che sotto quelli relativi alla facilità di fruizione e al tempo da impiegare per portare a termine i corsi, essendo gli stessi consultabili ovunque e in qualsiasi momento attraverso la FAD“.

Precedente Successivo

Il 50% dei medici sfugge alla formazione obbligatoria ECM. Lorenzin: “Presto un’indagine interna”

La metà dei camici bianchi non è in regola con l’obbligo di Educazione continua in medicina e la ministra della salute Beatrice Lorenzin annuncia “una richiesta di chiarimento sui dati Fnomceo (Federazione Nazionale Ordini dei Medici) secondo i quali il 50% dei professionisti è in ritardo sulla formazione obbligatoria dei camici bianchi. Bisogna puntare sull’innovazione, sulla formazione Fad e sulla telemedicina. Serve ammodernare i corsi Ecm con elementi e obiettivi per i medici di famiglia e gli specialisti, in ambiti sottovalutati o non presi in considerazione. Non è ammissibile oggi un medico non aggiornato, soprattutto un dipendente del Ssn“. È quanto emerge dalla Tavola rotonda al ministero della Salute tra le associazioni dei pazienti, le istituzioni mediche, le personalità scientifiche e gli stakeholder del settore. Al centro del confronto l’emergenza formazione sull’obbligo Ecm in vista della scadenza del triennio formativo del 31 dicembre 2016.

L’allarme. La principale criticità emersa è che, a pochi mesi dalla scadenza del triennio formativo, sono ancora tanti i medici che non hanno completato il percorso Ecm, sembrerebbe almeno il 50%, secondo il presidente della Fnomceo, Roberta Chersevani. Dato di calo confermato da Luigi Conte, segretario della Federazione, secondo cui nel 2015 è diminuito il numero di frequenze nei corsi. La proposta che emerge dal confronto al Ministero della Salute è quella di dare la possibilità ai pazienti di accedere ai risultati conseguiti nel triennio formativo dal proprio medico, consultandoli direttamente negli studi e negli ambulatori. Un provvedimento che in molti vorrebbero fosse preso subito, ma che apre un altro fronte di dibattito su controllori e controllati. Chi fa da garante per i pazienti? Ma non solo: chi preserva gli stessi medici dal rischio di ritrovarsi da gennaio del prossimo anno in una sorta di “black list” come già capitato ai medici competenti? Questi ultimi sono stati gli unici, fin qui, ad essere stati depennati (subito oltre 6mila e poi una parte riammessi con un parziale dietrofront del Ministero della Salute) ed a subire pesanti ripercussioni sul piano lavorativo.

Ssn al collasso. “Dare ai medici la migliore formazione professionale significa spendere bene ed evitare sprechi che un Ssn in crisi non può permettersi – ha affermato Massimo D’Alema, presidente della Federazione ItalianiEuropei durante il suo intervento nel corso della tavola rotonda al Ministero -. Serve un piano di investimenti perché senza concorsi, con una età media sempre più alta, il blocco del turnover, il Servizio Sanitario sta arrivando al collasso. Bisogna mettere carburante per dare risposte e certezze ai cittadini, che come emerge nel deprimente quadro Censis continuano a rinunciare alle cure, ma anche per dare prospettive alla classe medica e in particolare ai giovani, costretti ad andare all’estero. Se vogliamo mantenere standard elevati bisogna, dunque, qualificare i nostri medici e incentivare la loro formazione con la possibilità concreta di poter sperimentare, praticando la professione nei nostri ospedali”.

L’indagine. Un sondaggio effettuato tra i medici mette in evidenza il grande interesse che l’aggiornamento professionale riveste tra i camici bianchi: l’82% degli intervistati considera importante la formazione professionale, ma ritiene che siano troppe le difficoltà da superare per conseguire i 50 crediti annuali obbligatori. Il 51% degli intervistati considera, infatti, poche le occasioni concesse da strutture sanitarie e associazioni sindacali per aggiornarsi. I corsi più seguiti sono, invece, quelli multimediali (slide, video ed esercitazioni): l’84% predilige complessivamente una formazione multimediale e interattiva.

La voce dei pazienti. Anche per i pazienti è alto l’interesse per la formazione ed è forte la richiesta di trasparenza sull’effettivo grado di preparazione dei professionisti sanitari. In modo particolare ci si sofferma sull’aggiornamento delle figure chiave del servizio sanitario, auspicando che scatti di carriera e posizioni di vertice siano ad appannaggio dei camici bianchi più meritevoli in ottica ECM. Un tema che interessa da vicino tutti i pazienti, ma che riscontra un particolare interesse da FederAnziani Senior: da tempo il presidente Roberto Messina insiste su formazione e innovazione per “vincere la sfida” della longevità.

Gli interventi del ministero. Il ministero della Salute, dunque, è ora chiamato a mettere al centro di tutto il paziente e il suo diritto a essere curato da un medico formato e pronto ad affrontare i continui cambiamenti di un settore in continua evoluzione anche in corrispondenza dei profondi mutamenti geopolitici di questo periodo ed in modo particolare l’emergenza migranti. Un fronte caldo che vede in prima linea numerosi medici dei quali ne è diventato l’emblema, a Lampedusa, il dottor Pietro Bartolo. Protagonista in “Fuocoammare”, il documentario vincitore dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino. “Per un medico – ha affermato – è fondamentale essere sempre aggiornato: la medicina cambia, le tecnologie cambiano così come cambiano le sfide che ci troviamo ad affrontare. Questo vale per noi a Lampedusa, ma anche per tutti i miei colleghi, dovunque operino. In tal senso sarà importantissimo il progetto ECM FAD su come assistere al meglio i migranti per il quale metterò a disposizione l’esperienza maturata con la mia attività. Bisogna avere l’approccio adeguato ad ogni patologia dall’ipotermia, la disidratazione e la scabbia fino alle ustioni chimiche causate dagli sversamenti di benzina sui gommoni. A riportarle sono soprattutto le donne perché gli uomini si mettono sui bordi, teoricamente per proteggerle. Purtroppo anche la mamma di Favour, la bimba arrivata orfana che ha commosso l’Italia, è morta per questo motivo”.

La soluzione. In linea con quanto affermato dal ministro Lorenzin siamo fermamente convinti che non si debba arrivare alle sanzioni, ma piuttosto migliorare il sistema formativo, prevedendo da una parte incentivi e dall’altra mettere i medici nelle condizioni di aggiornarsi, sfruttando le opportunità del web e della formazione a distanza che deve garantire semplicità di fruizione, qualità scientifica e coinvolgimento. L’ultima frontiera della FAD è il “Film Formazione”, introdotto dal provider accreditato Agenas Sanità in-Formazione, con il supporto di Consulcesi Group e della casa di produzione internazionale Falcon Productions. Si tratta di un vero e proprio “Netflix” a disposizione gratuitamente di tutti i medici. Il primo lavoro è stato “e-bola”, seguito da “Like a Butterfly”, dedicato al tema del carcinoma polmonare, uno dei cosiddetti “big killer” secondo i recentissimi dati pubblicati da Eurostat. A questo Film Formazione, con un cast internazionale guidato dall’attore cinque volte Golden Globe Ed Asner, una delle icone del cinema americano, seguono nuovi titoli: da “No Limits”, dedicato alle disabilità motorie, a “Pollicino” sulla lotta all’Alzheimer, oltre ai progetti sul contrasto alla psicosi vaccini e al docufilm sulla formazione dei medici in prima linea nell’accoglienza ai migranti“.

Precedente Successivo

Un milione e 600 mila euro di rimborsi ai medici piemontesi

A liquidare la spesa è stato il Consiglio dei Ministri, dopo l’azione collettiva intrapresa dai camici bianchi con Consulcesi Group

Trenta milioni di euro arrivati ai medici di tutta Italia e un milione e 600mila euro destinati soltanto ai piemontesi. Queste le cifre dei rimborsi ottenuti dai camici bianchi grazie all’azione collettiva intrapresa insieme a Consulcesi Group e in cui si contestava la violazione delle direttive Ue tra il 1978 ed il 2006. “In questo periodo, a chi frequentava la scuola di specializzazione in Medicina, non è stato riconosciuto il corretto trattamento economico, giuridico e contributivo“, spiegano dal gruppo che offre supporto legale ai medici.

La somma esatta che interessa i dottori che lavorano in Piemonte, liquidata da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è di 1.659.635 euro. I legali del gruppo prevedono che i dottori interessati dai pagamenti, in tutta Italia, saranno 5mila 210, rispetto ai mille e 1129 dello scorso anno. “La rapidità con cui lo Stato dà seguito a quanto stabilito dai Tribunali di tutta Italia è in linea con le previsioni dell’Ufficio Legale“, spiegano dal gruppo.

Precedente Successivo

Medici ex specializzandi: altri rimborsi per due milioni di euro

Pioggia di rimborsi per i medici ex specializzandi toscani. Prosegue facendo tappa appunto in Toscana, l’iniziativa “37 milioni in 37 giorni” attraverso cui Consulcesi consegna assegni di rimborso firmati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri in favore di quanti si sono specializzati tra il 1978 e il 2006 senza ricevere il corretto trattamento economico, così come previsto dalle direttive Ue in materia.

Ora, grazie alle azioni collettive lanciate da Consulcesi, realtà leader nell’assistenza legale in sanità, anche i medici specialisti recuperano, dunque, quelle somme che lo Stato aveva negato durante la scuola post-laurea in medicina. Nello specifico vengono rimborsati 67 medici con un importo complessivo di oltre 1milione e 900mila euro. I medici toscani rimborsati si aggiungono a migliaia di colleghi ai quali Consulcesi ha fatto riconoscere oltre 530 milioni di euro.

Una cifra già elevata, ma destinata a crescere ulteriormente nelle prossime settimane. In questo quadro e, di conseguenza, di fronte a una continua emorragia di fondi pubblici da tempo si ragiona su un accordo transattivo per scongiurare un esborso complessivo superiore ai 5 miliardi di euro. Questo è quanto previsto anche dal ddl 2400 attualmente in discussione al Senato, ma ancora arenato nelle Commissioni.

Precedente Successivo

A 49 medici veneti 1.6 milioni di euro

Non li ha pagati da specializzandi. Ora lo stato versa

Durante la scuola post laurea in Medicina avrebbero dovuto dargli uno stipendio. Ma lo Stato, nel periodo che va dal 1978 al 2006, non ha rispettato le direttive europee in materia, e non ha pagato. Risultato: i crediti maturati da quelli che un tempo sono stati specializzandi vengono riscossi ora, goccia a goccia, a colpi di azioni legali collettive. L’ultima rata di un monte di riconoscimenti che, al presente, ha toccato quota 530 milioni, è entrata nei conti di 49 medici veneti. Ai dottori, una società leader in campo sanitario, Consulcesi, ha consegnato assegni firmati dalla presidenza del Consiglio dei ministri per 1.6 milioni di euro; dieci a Treviso con 334 mila euro per loro; stesso gruppo a Venezia ma qualche soldo in meno (316mila euro); 59mila euro per due camici bianchi di Venezia; chiudono il cerchio gli otto veronesi rimborsati con 291mila euro Altri, in ogni caso, avranno di che sorridere […]

Precedente Successivo

Ex specializzandi: la situazione in base agli anni di frequenza

Prescritto il diritto per gli anni dal 1978 al 1991, ancora possibilità per gli anni dal 1993 al 2006

Stop alle azioni legali dallo scorso 21 ottobre per gli ex specializzandi ’78-’91 che non hanno prodotto un atto interruttivo o intrapreso l’azione legale: sono trascorsi infatti esattamente 10 anni dal termine entro cui l’Italia doveva adeguarsi alle direttive Ue in materia.

Ancora in corsa invece i camici bianchi che si sono specializzati tra il ’93 e il 2006. Questi ultimi possono, infatti, agire per rivendicare la maggiore remunerazione che attualmente spetta ai medici specializzandi, oltre a tutti i benefici previdenziali e di carriera. Cosa accade invece per gli specializzandi ’78-’91 che hanno già adito le vie legali, ma che non si sono visti ancora riconoscere quanto dovuto dai Tribunali, o che addirittura hanno subìto uno stop in primo grado? È importante perseverare perché la giurisprudenza è ormai consolidata in favore dei ricorrenti: lo dimostra l’escalation di sentenze sempre più ravvicinate (tre solo negli ultimi mesi) che hanno disposto risarcimenti milionari in favore dei camici bianchi.

L’ultima in ordine di tempo è la sentenza n.6009 del 28 settembre della Corte d’Appello di Roma che è arrivata immediatamente dopo un’altra pronuncia della Corte d’Appello di Messina (n.907 del 21 settembre) e della Corte di Appello di Roma (4898/17 del 19 luglio). In totale oltre 20 milioni di euro pagati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri in favore dei medici specialisti con lo Stato esposto complessivamente al rischio di un esborso superiore ai 5 miliardi di euro. Per questo, parallelamente al Ddl 2400 che propone un accordo transattivo, si profila un emendamento alla Legge di Stabilità per chiudere una vertenza che continua a rappresentare una delle principali voci di spesa di Palazzo Chigi.

Nell’ultimo anno oltre 95 milioni di euro sono stati consegnati da Consulcesi ai medici coinvolti nell’annosa vicenda degli ex specializzandi cui lo Stato, in violazione delle direttive Ue in materia (75/362/CEE, 75/363/CEE e 82/76/CEE), aveva negato il corretto trattamento economico durante il corso post laurea in Medicina.

Nella speciale classifica dei rimborsi, oltre il 26% dei medici che si sono visti riconoscere quanto ingiustamente negato sono del Lazio, il 21% della Lombardia e l’8% della Campania. Solo a Roma, infatti, durante un recente evento, Consulcesi ha consegnato ai suoi assistiti più di 62 milioni di euro.

Precedente Successivo

Abruzzo: oltre 1 milione di euro ai medici specialisti

Oltre un milione ai medici ex specializzandi abruzzesi. Prosegue, facendo tappa in Abruzzo, l’iniziativa “37 milioni in 37 giorni” attraverso cui Consulcesi consegna assegni di rimborso firmati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri in favore di quanti si sono specializzati tra il 1978 ed il 2006 senza ricevere il corretto trattamento economico, cosi’ come previsto dalle direttive Ue in materia (75/362/CEE, 75/363/CEE e 82/76/CEE).

Ora, grazie alle azioni collettive lanciate da Consulcesi, realtà leader nell’assistenza legale in sanità, anche i medici specialisti abruzzesi recuperano, dunque, quelle somme che lo Stato aveva negato durante la scuola post-laurea in Medicina. Nello specifico vengono rimborsati 34 medici con un importo complessivo superiore al milione di euro: 6 dell’Aquila: 197 mila euro; 12 di Chieti: 373 mila euro; 12 di Pescara: 376 mila euro; 4 di Teramo: 114 mila euro. I medici abruzzesi rimborsati si aggiungono a migliaia di colleghi ai quali Consulcesi ha fatto riconoscere oltre 530 milioni di euro. Una cifra già elevata, ma destinata a crescere ulteriormente nelle prossime settimane visto che sono attese nuove sentenze e sul tema la giurisprudenza è ormai consolidata. In questo quadro e, di conseguenza, di fronte ad una continua emorragia di fondi pubblici da tempo si ragiona su un accordo transattivo per scongiurare un esborso complessivo superiore ai 5 miliardi di euro. Questo è quanto previsto anche dal Ddl 2400, attualmente in discussione al Senato, ma ancora arenato nelle Commissioni perché le modifiche proposte (spesso, paradossalmente, proprio da chi rappresenta i medici) hanno finito con “allargare le maglie” delle richieste, allungando i tempi e minando la sostenibilità economica del provvedimento. “Continuiamo a rimborsare medici in tutta Italia con cifre imponenti – afferma Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi – e, con grande soddisfazione, restituiamo non solo le somme dovute ma anche dignità a quei professionisti che negli anni della specializzazione sono stati penalizzati dalla mancata applicazione delle direttive Ue. Molti di loro, peraltro, spesso erano costretti a trovare delle occupazioni in quello che doveva essere il loro orario di riposo per potersi mantenere. Per loro, questo rimborso diventa anche un vero e proprio momento di riscatto, atteso ancora da tanti colleghi ai quali suggeriamo di attivarsi per non perdere questo diritto, messo a rischio dai ravvicinati termini prescrittivi. Sebbene i nostri legali ritengano che in assenza di una norma attuativa, secondo i principi stabiliti dalla Cassazione, i termini di prescrizione non inizino a decorrere, invitiamo i medici specialisti a tutelarsi per far valere il diritto al rimborso, già riconosciuto a migliaia di medici. Per farlo è possibile seguire due strade: produrre un atto interruttivo gratuito oppure avviare l’azione legale, aderendo alla prossima azione collettiva del 15 luglio. A disposizione mille consulenti che rispondono al numero verde e direttamente sul sito“.

Precedente Successivo

Ai medici specializzandi liguri ancora 940mila euro di rimborsi

Sulla Liguria splende il sole dei rimborsi peri medici ex specializzandi. Prosegue l`iniziativa “37 milioni in 37 giorni” attraverso cui Consulcesi consegna assegni di rimborso firmati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri in favore di quanti si sono specializzati tra il 1978 ed il 2006 senza ricevere il corretto trattamento economico, così come previsto dalle direttive Ue in materia. Grazie alle azioni collettive lanciate da Consulcesi, realtà leader nell’assistenza legale in sanità, anche i medici specialisti della Liguria recuperano, dunque, quelle somme che lo Stato aveva negato durante la scuola post-laurea in Medicina. Nello specifico vengono rimborsati 44 medici con un importo complessivo di oltre 1 milione e 200mila euro: 32 a Genova riceveranno 920mila euro, 2 a Imperia riceveranno 60mila euro, 4 alla Spezia per 113 mila euro e 6 a Savona con 159mila euro complessivi di rimborso. I medici liguri rimborsati si aggiungono a migliaia di colleghi ai quali Consulcesi ha fatto riconoscere oltre 530 milioni di euro.

Una cifra già elevata, ma destinata a crescere ulteriormente nelle prossime settimane visto che sono attese nuove sentenze e sul tema la giurisprudenza è ormai consolidata. In questo quadro e, di conseguenza, di fronte ad una continua emorragia di fondi pubblici da tempo si ragiona su un accordo transattivo per scongiurare un esborso complessivo superiore ai 5 miliardi di euro. Questo è quanto previsto anche dal Ddl 2400, attualmente in discussione al Senato, ma ancora arenato nelle Commissioni perché le modifiche proposte (spesso, paradossalmente, proprio da chi rappresenta i medici) hanno finito con “allargare le maglie” delle richieste, allungando i tempi e minando la sostenibilità economica del provvedimento. “Continuiamo a rimborsare medici in tutta Italia con cifre imponenti – afferma Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi – e, con grande soddisfazione, restituiamo non solo le somme dovute ma anche dignità a quei professionisti che negli anni della specializzazione sono stati penalizzati dalla mancata applicazione delle direttive Ue