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Telemedicina: gli esperti insistono sulla “componente umana”

02/05/2023

Dal Fascicolo Sanitario elettronico al potenziamento della connettività delle strutture del SSN, l’Italia prosegue a passo spedito verso l’innovazione digitale del sistema salute. Ora però, avvertono gli esperti, per “mettere a sistema” il cambiamento tecnologico è necessario rafforzare il coinvolgimento e la formazione dei professionisti della salute come dei pazienti.

Telemedicina: gli esperti insistono sulla “componente umana”

La digitalizzazione dei servizi per la salute e del percorso di cura sono sempre più sentiti come “asse centrale” della strategia di efficientamento del Servizio sanitario Nazionale, accanto al “potenziamento della medicina territoriale” e alla “valorizzazione del ruolo dei professionisti sanitari”, come ha ricordato anche di recente il Ministro della Salute Orazio Schillaci, in occasione del Digital Health Forum 2023 tenutosi a Roma. È ormai idea condivisa da tutti i player nel settore salute vedere la telemedicina, con i servizi di teleconsulto, telemonitoraggio e teleassistenza, come un asset strategico per l’assistenza domiciliare. In particolare, questa potrebbe contribuire in modo significativo alla gestione dei pazienti cronici, oltre che a colmare le disparità nell’accesso alle cure permettendo ai professionisti sanitari di raggiungere coloro che vivono nelle zone più periferiche.

 

Dalla gestione delle patologie croniche alla gravidanza

 

Tra le patologie con un andamento cronico su cui la telemedicina ha avuto un più incisivo e imminente impatto, spicca il diabete. Come emerge da un’analisi congiunta di Altems e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, da aprile a giugno 2020 in Italia sono state adottate 175 iniziative digitali di assistenza sanitaria: tra queste, più della metà consisteva in videoconsulti e oltre il 10% erano nell’ambito della diabetologia. Il peso della telemedicina nella gestione del diabete è confermato anche dall’indagine realizzata dall’Associazione Medici Diabetologi (AMD) e dalla Fondazione AMD Onlus secondo cui nel corso del 2020 circa 50 mila persone affette dalla patologia sono state assistite da remoto.

 

Come ricorda anche Federico Lega, professore ordinario di Management sanitario Università degli studi di Milano e Direttore del Centro di ricerche e alta formazione in Health Administration (HEAD) della stessa università, nel corso di formazione Consulcesi “La Telemedicina nel diabete e nell’obesità: creare valore pubblico oltre la crisi Covid-19”, i benefici dell’impiego della telemedicina nella gestione del diabete sono ormai noti e molteplici: dal miglioramento dell’autogestione della malattia, ad una maggiore aderenza alle terapie farmacologiche, ma non solo.

 

Nel corso ECM multimediale, l’esperto approfondisce quindi come proprio grazie al più vasto e appropriato impiego dell’innovazione tecnologica è possibile potenziare la gestione delle patologie diabetologiche e metaboliche, arrivando alla costruzione di una vera e propria “rete di endocrinologia all’interno delle aziende sanitarie del sistema pubblico”.

 

La realizzazione di una gestione sempre più condivisa del paziente è al centro anche del corso “La telemedicina in gravidanza. Il follow-up a distanza della maternità”. Su questo importante momento della vita della paziente possono gravare patologie che richiedono la collaborazione di più specialisti e che grazie alla telemedicina possono essere gestite con più rapidità e efficienza.

 

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Che cosa si intende per telemedicina

 

Tanto importante da dedicare alla sua implementazione parte dei finanziamenti previsti dal PNRR (Missione 6 Componente 1 sub-investimento 1.2.3 Telemedicina), secondo la definizione data dal Ministero della Salute “per telemedicina si intende una modalità di erogazione di servizi di assistenza sanitaria, tramite il ricorso a tecnologie innovative, in particolare alle Information and Communication Technologies (ICT) in situazioni in cui il professionista della salute e il paziente (o due professionisti) non si trovano nella stessa località”.

 

L’integrazione tra tecnologia e sanità così definita, non intende sostituire le cure mediche fondate sul rapporto diretto medico-paziente, bensì integrarlo per “migliorare efficacia, efficienza e appropriatezza”, proseguono dal Ministero.

 

Telemedicina: quali investimenti

 

Ma “la telemedicina non si può fare senza connettività”, ha ricordato Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione intervenuto in occasione del Digital Forum, che ha quindi aggiunto: “Stiamo facendo un lavoro importante sulle due misure di ‘sanità connessa’ e ‘scuola connessa’ riconducibili al PNRR. Stiamo cablando 12 mila strutture scolastiche e 10 mila strutture sanitarie, quindi numeri imponenti. Stiamo agendo anche nelle piccole cose come è il caso emblematico della ambulanza connessa, che si può fare esclusivamente con il 5G. Ma è fondamentale rendere connesse anche le strutture sanitarie al loro interno per agevolare la circolazione e il flusso dei dati sanitari: questa è civiltà sanitaria e sono in corso più di 40 esperimenti in ospedali italiani. Quindi innovazione, tecnologia e arriveremo a parlare anche di blockchain in sanità”.

 

Investimenti significativi confermati anche dall’Istant Report ALTEMS 2020-2022, secondo cui, a seguito delle nuove esigenze legate alla pandemia da Covid-19, dal 2020 c’è stata una crescita delle risorse destinate all’innovazione tecnologica dei sistemi sanitari. Ma come ricorda ancora l’analisi, queste sono state principalmente destinate all’acquisto di hardware e software per soluzioni “in gran parte circoscritte al supporto a singole attività di cura ed assistenza, indipendentemente dal contesto complessivo del percorso di cura del paziente”.

 

“L’obiettivo principale, adesso, – scrivono i ricercatori dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università del Sacro Cuore – è quello di ‘mettere a sistema’ quanto realizzato sotto la spinta dell’emergenza, per integrare le soluzioni realizzate all’interno dei processi clinico-assistenziali e poter capitalizzare sui risultati raggiunti utilizzandoli come base per i successivi passi di evoluzione digitale del sistema sanitario, nell’ottica della continuità del percorso di cura del paziente e secondo le linee guida del PNRR”.

 

Telemedicina “a sistema”: i nodi da sciogliere

 

Per “mettere a sistema” il cambiamento tecnologico, accanto all’acquisto di beni strumentali, è necessario guardare alla “dimensione umanistica” e alle “dimensioni soft” della progettazione organizzativa. Solo così, secondo quanto anche di recente ribadito da Stefania Capogna a seguito dell’analisi di un caso studio, si può produrre “reale innovazione” e “in special modo in contesti di servizio e di cura come quello sanitario”.

 

Se la componente umana gioca un ruolo cruciale nella costruzione della nuova eHealth, formazione e aggiornamento delle competenze digitali diventano imprescindibili quanto improrogabili per l’Italia, Paese che non è mai spiccato per le sue skills ICT.

 

A raccontarlo ormai da anni diversi studi come il DESI 2022, secondo cui, nonostante i significativi progressi nel colmare il divario digitale e i miglioramenti derivanti dalle attività promosse dalla Strategia nazionale per le competenze digitali, l’Italia sconta ancora un ritardo nel livello di competenze per l’utilizzo di software o soluzioni ICT complesse durante lo svolgimento del loro lavoro rispetto alla media UE27.

 

In questo contesto, accanto alla formazione tecnica per l’utilizzo dei nuovi strumenti digitali, diviene fondamentale l’aggiornamento delle conoscenze del professionista e dell’altra forza lavoro del settore sanitario in materia di trattamento dei dati personali e sulle possibili interazioni tra refertazione, cartella clinica, Dossier sanitario e Fascicolo Sanitario Elettronico.

 

La sicurezza

 

Ad approfondire quest’ultimi aspetti si dedica in particolar modo il nuovo corso ECM realizzato da Consulcesi “La Telemedicina tra presente e futuro: dalle attuali tecnologie al fascicolo sanitario elettronico”, accessibile per i membri Club a partire dal 15 aprile 2023.

 

Nell’ebook, impreziosito dalla prefazione del Prof. Gabbrielli, Direttore del Centro Nazionale per la Telemedicina dell’Istituto Superiore di Sanità e del Prof. Petrella, Presidente Commissione per l’innovazione e la digitalizzazione dei servizi sanitari del Ministero della Salute, sono riassunte in modo chiaro ed esaustivo sia la recente evoluzione della Telemedicina in Italia, sia gli elementi su cui basare l’organizzazione di servizi sanitari, in coerenza da una parte con la realtà assistenziale e, dall’altra, con i vincoli normativi.

 

Approfondisce ulteriormente la regolamentazione della telemedicina e i nuovi vincoli normativi per il professionista il corso di formazione Consulcesi “La telemedicina in sicurezza. Aspetti normativi e rischi legali”. Questo, realizzato con la supervisione dell’illustre Vincenzo Toscano, Ordinario di Endocrinologia a Roma, Università Sapienza e Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Endocrinologia dell’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea di Roma, oltre che past President dell’Associazione Medici Endocrinologi (Ame), da poco venuto a mancare, approfondisce come e perché è importante non solo tutelare e proteggere i dati dei pazienti ma anche le decisioni del medico, tramite la tracciabilità dello scambio di informazioni.

“È necessario servirsi di piattaforme dedicate e non di metodi “fai-da-te” con e-mail o messaggistica istantanea che non sono dedicate alla telemedicina e non offrono né sicurezza né affidabilità che servono al medico per poter lavorare in questa nuova modalità”, scrivono gli esperti nell’introduzione al corso di formazione arricchito inoltre dalla collaborazione con un avvocato.

 

Fabiola Zaccardelli, BA (Hons) Journalism, University of Westminster